Un caso diverso più che strano: personaggio ricordato nella sua data di nascita e non di morte

 A Cuba quando chiedete ad un bambino: "Tu cosa vuoi fare da
grande?"
Lui immancabilmente vi risponderà: "Da grande voglio fare come il Che!"


Una bellissima tradizione vuole che di Ernesto Che Guevara venga commemorato il compleanno piuttosto che la data della sua caduta in combattimento, tanto che in America Latina diverse radio, il 14 giugno, aprono le loro trasmissioni urlando: “Hoy el Che cumpleeee!”
Ecco questo mi sembra l'approccio migliore per avvicinarsi a lui, quello che probabilmente gli sarebbe piaciuto di più, rendere omaggio alla sua data di nascita significa celebrare un inno alla vita mentre ricordarlo nella data della sua morte, l’otto ottobre, significa veicolare un messaggio capzioso, negativo, funereo, di sconfitta mentre il pensiero, le idee del Che non sono certo morte, anzi soprattutto in America Latina si assiste ad un loro perpetuo e fecondo ritorno.
Il Che non va ricordato per la sua morte ma per la sua vita, per ciò che ha seminato durante essa.
E se non volete ricordarlo nel giorno del suo compleanno, scegliete un giorno a caso, un giorno in cui inaugurò una fabbrica, una scuola, in cui compose una poesia, con la penna o con il fucile.
Dell’Ernesto Guevara rivoluzionario sappiamo pressoché tutto, ma è preferibile farlo uscire dall’altarino di santino laico che la mitologia di una certa controcultura ha creato per lui, perché personalmente penso sia molto più interessante esplorare la sua figura e la sua traiettoria dal punto di vista umano e cioè dell'esempio alla portata di tutti, che non da quella sacrificale del guerriero martire, dell’eroe mitologico e irraggiungibile nella sua coerenza e purezza, che presuppone implicitamente il fatto che nessuno possa emularlo.
Oggi la sua immagine viene blandita, commercializzata, moltiplicata su accendini, tazze e t-shirt, il Che viene trattato dal mercato come un’emblema ribellista sui generis, indistinguibile da Jim Morrison o Bob Marley.
L'obbiettivo era per l’appunto quello di svuotare di senso la sua figura, separando l’estetica dall’etica per sottrarla al suo significato più originale e profondo.
Ma più che indignarsi per il mercantilismo legato alla sua immagine
occorre guardare alla sostanza della questione: se volevano annacquare la sua figura, fare in modo che cessasse la sua epica e che il suo esempio non trascendesse beh, non ci sono riusciti, oggi è impossibile ignorarlo.

Avrebbe compiuto 94 anni.
(Roberto Vallepiano)

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