Come nutrire un pianeta sempre più caldo, affamato e messo in pericolo da guerre e pandemie?

Come nutrire un pianeta sempre più caldo, affamato e messo in pericolo da guerre e pandemie? È quel che si chiede la giornalista esperta di clima Somini Sengupta in un articolo sul New York Times
Attualmente, scrive Sengupta, produciamo più cibo di quanto ne abbiamo bisogno (secondo la FAO, la produzione di colture primarie - principalmente canna da zucchero, mais, grano e riso - è aumentata del 52% tra il 2000 e il 2020, raggiungendo la cifra record di 9,3 miliardi di tonnellate metriche nel 2019), eppure milioni di persone muoiono di fame (nel 2021 quasi 193 milioni di personeerano “insicure dal punto di vista alimentare”, 40 milioni in più rispetto al 2020). Il mondo, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, sta affrontando “un’ondata di fame e indigenza senza precedenti”.
Come è possibile? Conflitti, pandemia e intoppi nella catena di approvvigionamento hanno portato a un aumento del numero delle persone sottonutrite. I prezzi degli alimenti sono aumentati e con essi la fame. L’invasione russa in Ucraina è stata l’ultima scossa di terremoto che ha colpito le filiere del cibo con l’impennata ulteriore dei prezzi del cibo e dei fertilizzanti.
Su tutto questo poi incombe il cambiamento climatico. Giorni e notti più caldi, inondazioni e siccità estreme possono far andare in malora i raccolti, bloccare il trasporto di cibo e rendere i cereali meno nutrienti. Le piogge irregolari rendono molto più difficile il sostentamento di agricoltori e pastori. Basta guardare cosa è accaduto in India, dove un’ondata di caldo estrema, amplificata dal cambiamento climatico, ha compromesso il raccolto del grano in alcune aree del paese e ha spinto i funzionari indiani a vietare le esportazioni di grano e a limitare quelle di canna da zucchero. Con effetti a cascata sulle filiere globali, considerato che molti governi contavano sul grano indiano per supplire alla carenza di offerta ucraina per il blocco del mar Nero. Questa decisione ha fatto temere che potesse riguardare il riso, riporta Reuters, anche se l'India ha dichiarato di non avere in programma nulla del genere.
Secondo Sengupta nei prossimi mesi sentiremo parlare di autosufficienza alimentare, aumento della produzione, maggiore varietà delle colture e trasferimento dei fondi verso chi è in difficoltà. .....

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