Israele dà il via alla più grande espulsione di palestinesi degli ultimi decenni in Cisgiordania a sud di Hebron

Al termine di una battaglia legale durata più di 20 anni, il 4 maggio la Corte suprema israeliana ha respinto il ricorso per fermare lo sgombero di otto villaggi di Masafer Yatta, una zona a sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata. Attribuendogli quell'area, dichiarata nel 1981 Zona di tiro 918, adibita a poligono, l'esercito è stato autorizzato di fatto a procedere con l'espulsione permanente di circa 1.300 palestinesi. Almeno 500 sono minori.




Demolire. Ancora e ancora. Mercoledì 1 giugno l'esercito israeliano è tornato dove era già stato qualche settimana prima. Lì dove aveva distrutto le abitazioni di 45 persone stavolta ha eliminato le tende in cui si riparavano 21 residenti, rimasti senza casa, di al-Markaz e Fakheit, due villaggi di Masafer Yatta, una zona a sud di Hebron, nell'area C della Cisgiordania.
Dopo una prima demolizione avvenuta a maggio, l'amministrazione civile – il braccio operativo del governo militare israeliano che governa 2,8 milioni di palestinesi nella Cisgiordania occupata – è tornata a distruggere quello che ha trovato nello stesso punto in cui aveva raso tutto al suolo. Non c'è bisogno di un ordine, né di procedimenti legali. Si esegue. Si abbatte.
Alcune delle famiglie rimaste senza casa, e adesso anche senza tenda, dormiranno nelle grotte naturali le cui condizioni all'interno sono notevolmente deteriorate nel tempo. Ma altra scelta non c'è. Anche perché i residenti dei villaggi di Masafer Yatta non hanno alcuna intenzione di andarsene.


L'intero servizio di Roberta Aiello a questo link:



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