Ogni giorno milioni di persone si dedicano alla cura silenziosa di chi non è in grado di vivere in maniera autonoma. Non si tratta di badanti, oss (operatori socio-sanitari) o professionisti del mondo socio-sanitario, ma di semplici cittadini che all’improvviso si trovano a occuparsi di un familiare non autosufficiente. Una situazione a cui nessuno viene preparato in anticipo, che bisogna fronteggiare con pochi mezzi e che non può limitarsi ai servizi di base dedicati alla persona.
C’è chi si trova per anni interi a occuparsi da solo di un genitore malato per poi riuscire a farsi supportare almeno durante il giorno da un collaboratore domestico. C’è chi diventa genitore di un bambino con disabilità e non fa che pensare a cosa accadrà quando non ci sarà più. Milioni e milioni di persone tra figli, genitori e coniugi che hanno rinunciato a parte della loro vita, spesso lasciando il lavoro, per aiutare un caro a condurre la propria con dignità.
Ma gli aiuti scarseggiano, così come la possibilità di alleviare l’ansia, lo stress e di ritrovare una parvenza di normalità, una piccola fuga dall’inevitabile isolamento sociale che colpisce le famiglie come uno tsunami.
Il caregiver è una figura fondamentale per il welfare dei paesi, ma molto spesso fatica a lottare anche solo per il diritto alla salute e alla dignità in quanto individuo. Una figura che in Italia ancora non è tutelata a sufficienza.
Secondo una stima pubblicata dall’Istat nel 2018 nell’ambito di un report dal titolo “Conciliazione tra lavoro e famiglia”, in Italia sarebbero “2 milioni e 827mila le persone di 18-64 anni che si occupano di familiari di 15 anni e più malati, disabili o anziani”. Quasi tre milioni di persone, in larga parte donne. Come detto, si tratta di una stima e non di un dato certo, dal momento che si parla di una figura non inquadrata giuridicamente, che opera a titolo gratuito e si trova per la gran parte del tempo in condizione di isolamento sociale.
L’attività del caregiver familiare investe tutti gli ambiti della vita del malato. Deve imparare il più velocemente possibile come fornire ausilio medico, come comprendere i bisogni del malato qualora non sia in grado di esprimersi in autonomia, come cogliere i segnali che il familiare gli manda. A questo si aggiungono tutte le questioni pratiche, nelle quali spesso ci si fa affiancare da un aiuto domestico.
L'articolo di Sara Del Dot continua a questo link:
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