Il ministro degli Esteri russo Lavrov in tour in Egitto, Congo, Etiopia e Uganda. E agli africani offre la versione russa: “La crisi del grano non è colpa di Mosca”
La ‘campagna africana’ di Lavrov è un’iniziativa diplomatica estremamente rilevante ai fini del conflitto: finora infatti numerosi paesi del continente si sono mantenuti ‘equidistanti’ tra Russia e Occidente, di cui non hanno condiviso le sanzioni, mentre molti non hanno votato la risoluzione Onu di condanna per l’invasione dell’Ucraina. Ciononostante l’Africa è particolarmente colpita dall’inflazione alimentare determinata dal conflitto, come pure dall'aumento dei prezzi di gas e petrolio. Ed è in questo clima che oggi la Tunisia – teatro nei giorni scorsi di disordini e proteste – vota un referendum costituzionale che costituisce uno spartiacque nel suo travagliato percorso democratico.
il ministro degli esteri russo ha invece elogiato i paesi africani per le loro posizioni “indipendenti” riguardo al conflitto. E ha aggiunto: “Vi sosterremo a completare il processo di decolonizzazione”. Ma è chiaro che in gran parte del continente c'è una forte riluttanza a prendere posizione sulla guerra e, soprattutto, tra i due blocchi che si fronteggiano: Russia e Occidente. Dall'invasione dell'Ucraina a febbraio, i governi africani e del Medio Oriente si sono trovati in mezzo a due fuochi. Spinti dall'Occidente a condannare l'invasione, molti governi cercano anche di preservare legami con la Russia che in alcuni casi è il primo esportatore di armi e con cui molte economie hanno rapporti consolidati.
Europa e soprattutto Stati Uniti non stanno a guardare. Dal 25 al 28 luglio, il presidente francese Emmanuel Macron sarà in visita in Camerun, Benin e Guinea-Bissau, mentre il presidente americano Joe Biden ha annunciato un vertice con i leader africani a Washington dal 13 al 15 dicembre.
L'intera analisi dell'ISPI a questo link:
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