Da tempo era necessario che una voce autorevole dicesse una parola chiara a proposito di un equivoco che il secolo XX ha creato intorno alla “questione liturgica”. Ciò che leggiamo in DD corrisponde bene a quanto era desiderabile ascoltare da alcuni decenni. Provo a presentarne qui la logica un una serie di 10 proposizioni, perché appaia a tutto tondo non solo il merito del testo, ma anche le conseguenze teologiche e pastorali delle sue affermazioni
1. La questione liturgica è sorta all’inizio del XIX secolo, quasi 200 anni fa. Da allora, nelle parole profetiche di A. Rosmini in Italia e di P. Guéranger in Francia si è manifestata la consapevolezza che la liturgia conosceva una crisi profonda, dalla quale occorreva uscire con nuove evidenze, nuove forme di vita, nuove pratiche. La crisi è riconosciuta negli anni 30 dell’800: non è quindi il frutto né del Vaticano II né del 68!
2. La nascita ufficiale del Movimento Liturgico è avvenuta, ai primi del XX secolo, proprio con questo duplice intento: la riscoperta della tradizione liturgica e il reinserimento della liturgia come “fonte” di vita cristiana e della esperienza spirituale. Fondamentale è stata la I guerra mondiale, che apriva una domanda nuova di interesse e di studio verso le pratiche rituali.
3. Almeno fino agli anni 50 del ‘900 la “formazione liturgica” è stata il centro della attenzione, rispetto ad un ruolo della “riforma”, in partenza piuttosto secondario, che però ha preso vigore in modo forte con le decisioni di Pio XII successive alla II guerra mondiale. Da allora la riflessione sulla “riforma” ha preso il sopravvento, grazie al Vaticano II e al lungo e dettagliato lavoro post-conciliare.
4. Questo passaggio, che potremmo definire “dal primato della formazione al primato della riforma”, è stato necessario e direi quasi fisiologico. Ma altrettanto naturalmente è accaduto che, dopo circa 40 anni di lavoro quasi totalmente volto alla realizzazione dei nuovi riti, nel periodo dal 1948 al 1988, tornasse a galla la questione più antica, ossia quella della formazione. Proprio su questa soglia finale del 1988 si sono collocati tre eventi simbolici di una trasformazione imprevedibile: la commemorazione dei 25 anni di SC (Vigesimus quintus annus), il primo rito inculturato (Messale romano per le diocesi dello Zaire) e lo scisma lefebvriano.
Le sintetiche 10 proposizioni di Andrea Grillo continuano a questo link:
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