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Disuguaglianza e povertà

In Italia, la povertà è in crescita dal 2011 e con la pandemia si è ulteriormente aggravata, diventando più frequente tra i minori e i 18-34enni ma coinvolgendo anche gli occupati

Il tema della disuguaglianza sociale è spesso analizzato ponendo l’accento sui differenziali di natura economica, che vengono individuati come causa delle altre forme di disuguaglianza o, talora, come un loro stesso effetto. Per alcuni segmenti di popolazione, elevati livelli di disuguaglianza si traducono in gravi forme di esclusione sociale e di povertà estrema, che possono generare conflitto e instabilità sociale, rappresentando un freno allo sviluppo di un Paese.

In Italia, la diffusione della povertà, e in particolare della povertà misurata in termini assoluti (che identifica come poveri tutti i membri delle famiglie con un livello di spesa per consumi così basso da non poter garantire l’acquisizione di beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile), ha assunto dimensioni crescenti, anche se in misura eterogenea sul territorio e per sottogruppi di popolazione. La quota di famiglie povere, aumentata sensibilmente a partire dalla crisi dei debiti sovrani della seconda metà del 2011, è salita ulteriormente nel 2020 a causa della pandemia, ma rimanendo sostanzialmente stabile l’anno seguente (Istat, Report: La povertà in Italia, 2021).

Nel 2021, rispetto al 2005 (inizio della serie delle stime con l’attuale metodologia), il numero di famiglie povere assolute è più che raddoppiato (1 milione e 960 mila, il 7,5% del totale), mentre gli individui poveri sono quasi triplicati (5 milioni e 600 mila, il 9,4%, di cui 1 milione e 600 mila stranieri). In seguito all’emergenza sanitaria, i preesistenti divari territoriali si sono ampliati ulteriormente. Sebbene nel 2020 la crescita dell’incidenza di povertà sia stata più accentuata nel Nord (9,3% degli individui, +2,5 punti percentuali rispetto al 2019, contro +1 del Mezzogiorno) – l’area più colpita dalla prima ondata pandemica – nel 2021, in questa stessa ripartizione, si registrano segnali di miglioramento (l’incidenza scende all’8,2, pur rimanendo di 1,4 punti superiore a quella del 2019), mentre nel Mezzogiorno la quota di poveri raggiunge il punto più alto della serie (12,1%, +2,0 punti in più del 2019) (cfr. par. 4.3, Le famiglie in disagio economico, in Istat, Rapporto annuale 2022). 

Rispetto al 2005, la povertà assoluta è oggi più frequente di oltre tre volte tra i minori (14,2%) e di quasi quattro volte tra i 18-34enni (11,1%). 

L'intero documentato articolo di Cristina Freguja a questo link:




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