Ci siamo ritrovati alle 9.00 e ci siamo divisi in tre gruppi con una partecipazione vivace, serena, condivisa, empatica.
Le riflessioni condivise sull'Evangelo di Matteo sono poi state riportate durante l'Eucaristia comunitaria celebrata. Alla lucerna e al falcetto portati la scorsa domenica, come segno della II di Avvento è stato portato un cesto di ortaggi dell'orto solidale a far memoria del "germoglio del tronco di Jesse" che era al centro della della profezia di Isaia.
La prima condivisione è stata sul riconoscere insieme come il vangelo di oggi porti con sé un messaggio di rottura, di durezza, che chiama a "spaccare" con qualcosa che è vecchio ed abitudinario, e apre al cambiamento e al risveglio.
I simboli di questo aspetto sono tanti: la voce che grida nel deserto (delle nostre abitudini - dei nostri silenzi); la scure che taglia alla radice gli alberi che non portano frutto; il fuoco inestinguibile che brucia la paglia inutile...
In questo contesto, identificato da tutto il gruppo, sono emersi alcuni messaggi significativi:
1. abbiamo condiviso la sensazione che il racconto metta l'accento a quanto si possa fare di buono, ai FRUTTI che possiamo e dobbiamo portare, e metta in seconda posizione, magari in modo indiretto, il male fatto ed i peccati che possiamo aver compiuto. I frutti santificano, i frutti sono il ricavato di scelte con le quali si decide di esserci, di partecipare, di determinare;
2. altra condivisione: non ci si fermi mai alla tranquillità delle "prassi" e dei propri rituali. Questa parola pone l'attenzione alla necessità di essere capaci di cambiare le nostre scelte quotidiane. Ci si è soffermati anche a sottolineare che quello che possiamo decidere debba avere necessariamente aree di intervento sociali ed anche politiche;
3. abbiamo condiviso che, nella celebrazione di questo cambiamento, di questo "bruciare" tutto quello che ci porta lontano da Dio, un ingrediente fondamentale sia l'essenzialità. L'abbiamo pensata come elemento capace di donarci una tranquillità spirituale che possa esistere a prescindere dalle ricchezze e dagli agi. L'essenzialità come stile di vita sobrio, che può avere chi sa ringraziare ogni giorno e cerca il bene degli altri, oltre che il suo proprio;
4. sottolineata, infine, la grande libertà che ci è lasciata, evidenziata anche nel testo evangelico, di decidere ognuno per sé quale sia il cambiamento voluto, quali siano le scelte, quali siano i frutti. L'importante è "fare gesti veri di conversione". Il resto verrà da sé.
In conclusione, abbiamo condiviso che cambiamento e conversione non vengono solo da noi. non siamo soli a cercare e scegliere questi atteggiamenti che ci portano alla Vita: Dio è con noi, e anche questi sono doni preziosi della sua grazia.
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u Conversione: cambiamento a 360 gradi
u Il regno “DEI cieli” e non “NEI cieli” perché il regno di Dio è già qui tra noi.
u Questo incontro è una opportunità di deserto che ci viene concessa: approfittiamone e ringraziamo per essa
u Deserto: cercarlo per fare vuoto in noi e quindi creare spazio alla Parola
u Grido nel deserto: siamo portatori di speranza anche nella nostra piccolezza
u Mettersi in discussione con una attesa (avvento) vigile
u Il taglio con tutto fa male, il fuoco che distrugge fa paura ma sarà trasformazione per essere come il Padre ci vuole.
u Conversione: riconoscere l’altro per essere parte di un tutto
u Non essere spettatori ma partecipi
u Mettere ordine nella propria vita per rispondere al grido di aiuto del prossimo
u Nel deserto la voce di Dio è Parola di consolazione “consolate il mio popolo”. Così trasformiamo la nostra esistenza.
u Avvento: esperienza di paternità per accogliere l’altro nella sua alterità
u Non isolamento, non estremismo, radicalismo. Per fare includere l’altro anche nella sua diversità.
u Deserto: radicali con sé stessi ma accoglienti con l’altro per fare popolo che attende il Signore
u Pausa per rigenerarsi in silenzio e ascolto
u Avvento è deserto
u Il deserto è a volte una dura realtà che ci schiaccia ed è nostra è la fatica di accertarla.
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Letto il testo del vangelo della II domenica di Avvento, dopo un momento di riflessione, i partecipanti (n.12) sono stati invitati a condividere una parola chiave, una emozione/atteggiamento, possibili attualizzazioni suggeriti dal testo stesso e ad esprimerli in sintesi in un post it.
Parole chiave
-Voce nel deserto tra le voci profetiche del nostro tempo è stata evidenziata quella di papa Francesco con il suo continuo richiamo alla pace
- Convertitevi
- Frutto degno della conversione in antitesi a "abbiamo Abramo per padre"
Emozioni/atteggiamenti
- Convertirci nel senso di renderci conto di quel che facciamo
- Cambiare veramente rotta nella nostra vita per poter andare incontro alla novità continua del Signore che viene
- Saper cambiare il nostro giudizio sugli altri per venirci incontro
- Far emergere la nostra parte migliore per riuscire ad accoglierci con tutte le nostre diversità, così il lupo potrà convivere con l'agnello, il leopardo con il capretto....
Attualizzazioni
- Realizziamo da subito tutto ciò che è in nostro potere fare per la giustizia e la pace
- Facciamo in modo che le voci di quelli che gridano, emarginati, migranti, senza dimora... non cadano nel deserto ma trovino chi le ascolta
- Cerchiamo di attuare uno stile di vita più essenziale
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Gerusalemme
Gerusalemme è una mattina pallida,
è un cielo velato da nuvole basse,
è pioggia leggera che non bagna,
sono le sue pietre del colore bianco panna.
E’ uno stormo di colombi che col loro battito d’ali s’alzano in volo e rompono il silenzio.
E’ un vortice di polvere raccolto dal vento che soffia tra i vicoli del mercato ancora chiuso.
Gerusalemme è un carnevale umano.
Sono suoni e profumi che intrecciano volti troppo giovani strappati all’infanzia dall’ideologia.
E’ un pellegrino che porta in spalla la sua croce,
un soldato che porta in spalla la sua condanna.
Sono raggi rubati al sole che filtra tra la storia e la leggenda.
Gerusalemme è una sera umida di luna calante
Che timida illumina la Porta di Damasco
E più in là i tetti della Città Vecchia
E ne smaschera le ombre.
Gerusalemme è il dondolio di una culla dal cui cuore proviene un lamento
e poi è una voce materna che accarezza l’aria col suo antico canto
e d’improvviso smette l’odio e il pianto, smettono le fionde e i sassi, tacciono le bombe, i proiettili, i gas lacrimogeni.
E a Gerusalemme è di nuovo giorno
Dove tutto inizia
Ed io mi perdo in fondo agli occhi dei miei compagni di viaggio.
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