Il mistero dell’amore di Dio per cui Maria, dal primo all’ultimo istante della sua vita, è sempre stata sotto la signoria di Dio e mai sotto a quella del male: nel linguaggio biblico infatti la “concezione” è un simbolo per indicare la “totalità” dell’esistenza.
L’Immacolata ci indica la strada della salvezza, che è Cristo. Maria è tutta relativa suo Figlio. Tutto riceve dal Figlio a cui ha dato la vita e al quale da tutto: questo Tiglio unico, singolarissimo, simile a tutti e di tutti fratello ma incomparabile. Non c’è salvezza fuori di lui.
Essa ci assicura che in Cristo il peccato è vinto, che la nostra libertà è stata liberata dalla schiavitù rispetto al male, e che la santità, cioè la filiazione divina mediante la sequela di Cristo, è possibile. L’Immacolata è un invito alla santità: nel battesimo ci viene offerta la stessa grazia che ha santificato Maria; il dono dello Spirito, il Pane Eucaristico e la Parola ci danno la forza di tradurla in ogni comportamento di vita.
L’immacolata ci annunzia che nel mondo è ormai in atto un mistero di riconciliazione e di pace. Maria riceve un dono in vista di una missione che la pone accanto a Gesù per la salvezza di tutti gli uomini. Associata totalmente a Cristo, la sua vita non gli appartiene più: un amore totale la prende e la porta verso la croce. Immersa nella vicenda umana, la più scura ed assurda - come quando deve espatriare per sfuggire alla violenza di Erode - e la più sorda e incomprensibile nei confronti di suo Figlio, ella cammina silenziosa e forte sulla strada della fede, donata alla missione del Figlio.
In questo ella è l’immagine della chiesa: tutta protesa verso Cristo e tutta protesa verso gli uomini. La Chiesa cresce nella grazia che ha ricevuto nella misura con cui guarda Maria: quanto più, come lei, entra nel mistero di Cristo, tanto più è coinvolta nel dramma di ogni uomo.
La libertà dal peccato apre così Maria, la Chiesa e noi a un amore e ad una solidarietà con gli uomini, specialmente con i più poveri e i più piccoli, quale non sarebbe pensabile fuori della partecipazione alla comunione con Dio.
La solennità dell’Immacolata celebra quel mistero dell’amore di Dio per cui Maria, dal primo all’ultimo istante della sua vita, è sempre stata sotto la signoria di Dio e mai sotto a quella del male: nel linguaggio biblico infatti la “concezione” è un simbolo per indicare la “totalità” dell’esistenza. Sforziamoci di comprendere il mistero che celebriamo alla luce delle Scritture che sono state proclamate.
La prima lettura (Gen 3,9-15.20) medita sulla situazione dell’uomo, e la vede intrisa di male; allora ne indaga le ragioni. Spinto da un tentatore, l’uomo pretende di progettare sé stesso autonomamente da Dio, quasi a competere con lui: “Diventerai come Dio, conoscitore del bene del male”. È il peccato radicale, quello del primo uomo: una scelta che lo trascina in una drammatica e irreversibile condizione di male.
Dio nel suo infinito amore - Egli ama troppo l’uomo! - Non lo lascia però senza speranza: “Porrò inimicizia fra te e la donna…” dice al serpente tentatore.
La donna, di cui Dio parla, è il segno della scelta totale di Dio, quindi della lotta vittoriosa al peccato. La liturgia la chiama per nome: Maria.
La seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12) ci presenta il mirabile disegno di Dio che “ci ha destinati ad essere i suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”, cioè ad essere “santi e immacolati” dinanzi a lui, mediante la carità, infusa nei nostri cuori. Maria è al centro del piano di Dio, gratuitamente scelte e santificata in vista di Gesù Cristo, abilitata dalla grazia a rispondere con tutto il suo amore e la sua libertà.
Con lei anche noi siamo chiamati a partecipare al piano di Dio.
Il Vangelo dell’annunciazione (Lc 1,26-38) ci presenta Maria che, amata gratuitamente da Dio e da Lui scelta per una missione assolutamente singolare aperto - la divina maternità chiusa - risponde a Dio liberamente e responsabilmente, in un “sì” sempre più pieno della sequela del Figlio, un “sì” che avrà la sua pienezza ai piedi della croce.
In Maria quindi tutto è “Grazia” - la sua esenzione dal peccato, la sua divina maternità, la sua radicale fedeltà a Gesù nella sequela evangelica - ma ogni dono in Maria, come stato accolto da un cuore aperto, così è stato vissuto in risposta assolutamente libera e responsabile. In lei la grazia singolare di Dio non ha mai mortificato la libertà, anzi l’ha suscitata e portata a piena maturazione. Maria è stata santa e ha realizzato la sua grazia nella piena adesione alla volontà di Dio e nel dono totale di sé stessa per la salvezza dei fratelli.
Dice l’angelo a Maria: “Ti saluto, o piena di grazia”. Che cosa significa questa espressione: “piena di grazia”? Significa che Maria è stata amata “gratuitamente” da Dio. Non è stata amata perché era buona, santa. La bontà e la santità di Maria sono tutte e posteriori e conseguenti alla elezione e all’amore di Dio.
In principio alla storia di Maria ce l’amore gratuito di Dio. Questa gratuità è “la sigla” di tutti i misteri del Natale, che le parole dell’angelo Gabriele annunziano.
Che cosa vuol dire?
Vuol dire che il Natale non mi viene dato perché me lo sono meritato, ma perché io ho bisogno di essere salvato; perché Dio mi amato: mi ha chiamato gratuitamente; mi ha amato perché Dio è amore; mi amato perché l’Amore non può non amare e non lasciarsi attirare dalla povertà di chi è nel bisogno. Vuol dire che se l’amore di Dio è gratuito - e quindi non dipende dei miei meriti e dalla mia santità - esso è offerto a tutti, ama tutti, anche gli indegni e i peccatori. Riflettiamo un attimo quant’è grande e bello questo. Non c’è uomo che non sia amato da Dio: Dio non può non amarlo. Non c’è situazione che non possa essere salvata da Dio: Dio vuole salvare tutti.
Nella solennità dell’Annunciazione, celebriamo il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. In essa si compie il disegno del Padre di auto comunicarsi in Gesù Cristo. L’evento poi è accaduto nel tempo da Dio stabilito: ma, nell’economia divina, nel piano misterioso di Dio Padre, esso precede e comanda tutti i tempi.
È stupendo contemplare l’agire di Dio! Egli compie le sue opere più grandi nel modo più scuro e più umile: a Nazareth, in una povera casa, scegliendo come protagonista una fanciulla che nessuno conosce, che lui però si è preparato da sempre preservandola dal peccato in cui tutti nasciamo, Dio attua il mistero dell’Incarnazione. Riveste Maria di santità, in un dialogo in cui la grazia più grande di Dio si intreccia con la risposta è più libera e generosa della creatura, pur nell’oscurità in cui ella si trova: “Io sono la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola”.
Con queste parole che esprimono, nella loro semplicità, l’obbedienza più radicale, Maria lascia spazio totale a Dio nella sua vita e crede senza vedere, abbandonandosi a una parola oscura in cui, per grazia, intuisce il mistero della croce: se non l’avesse intuito, la sua risposta non sarebbe libera e piena, come non poteva non essere di sì alla proposta più grande che Dio potesse fare ad una creatura.
Dio Padre si è presentato a Maria come Signore e Salvatore, che tutto può chiedere, perché tutto gli è possibile: Maria si è chinata a lui come la serva, lui parla e lei obbedisce. Così Dio Padre ha recuperato il “no” del primo uomo e, dando un corpo al Verbo, ha spalancato le porte del mondo alla venuta del Signore.
Beata sei tu, Maria, perché hai creduta e hai aperto la tua piccolezza all’azione di colui che è potente e compirà intere grandi cose. Tutte le generazioni ti diranno beata.
+ Marco Ce' .
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