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Tre ordinazioni episcopali a Venezia (4, 6 e 8 dicembre)

Pochi se ne sono accorti ma Venezia ha ospitato in questi giorni tre ordinazioni episcopali celebrati nella Cattedrale di S. Giorgio dei Greci. Sono stati eletti vescovi l’archimandrita Giorgio Antonopoulos, sacerdote responsabile di Napoli, l’archimandrita Dionisio Papavasileiou, sacerdote responsabile di Bologna  e l’archimandrita del Trono Ecumenico Atenagora Fasiolo, sacerdote responsabile e parroco del Sacro Monastero di santa Barbara di Montaner.

Di seguito riportiamo la parte centrale della significativa omelia di Sua Eminenza Policarpo, Metropolita d'Italia, per l'ordinazione episcopale di Sua Eccellenza Atenagora Fasiolo.


Eccellenza Reverendissima Atenagora, 


divieni vescovo e non "signorotto" per utilizzare un'espressione ben riuscita e storica, usata dall'indimenticabile metropolita di Calcedonia geron Melitone Chatzì, il più grande metropolita fanariota degli ultimi tempi. Divieni a immagine, al posto e all'opera di Cristo. Perciò sta in silenzio e ascolta con molta umiltà, attenzione, concentrazione e timore un'altra lingua, che è quella che tra qualche istante scenderà su di te: la lingua di fuoco del Santissimo Spirito. E questa lingua di fuoco del Santissimo Spirito, Vivificante ed Iniziatore che "tiene saldo tutto ordinamento della Chiesa", "che ha reso teologi i pescatori" e "che sempre guarisce le debolezze e supplisce alle mancanze", in altre parole, ti dico, ti ribadisco e ti invito a imprimere bene e profondamente nella tua mente e nel tuo cuore che:

  • La santa dignità episcopale non è un premio né una ricompensa ma grazia e dono.
  • Non è una corona alla fine di un percorso ma partenza per un cammino di lotta e di angoscia, di testimonianza e di martirio.
  • Non è potere e imposizione sugli altri ma servizio e dovere compiuti nel silenzio e nell'umiltà, senza fanfare ed ostentazioni, "di nascosto" secondo l'assioma dell'antico filosofo greco Epicuro come tre secoli dopo ha confermato nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: "il Padre mio che vede nel segreto, ti ricompenserà palesemente" (Mt 6,4).
  • Non è né ascesa gerarchica, né promozione né distinzione, né riconoscimento né tantomeno sistemazione personale. Sembra promozione ma si tratta invece di degradazione, per usare nuovamente un'altra espressione, detta in un'occasione simile all'odierna, dal grande gerarca e decano della scuola del sempre luminoso Fanar, il Metropolita di Calcedonia Geron Melitone Chatzì. Specificamente, l'impareggiabile grande Geron disse all'ordinando vescovo: "anche se vieni promosso, in realtà vieni declassato". Cosa che ti ripeto anche io in questo momento.
  • Non è riposo, ma vigilanza e partenza. È discesa in uno stadio di lotta. Sei chiamato a lottare e a correre con doppia, anzi tripla velocità da quella che correvi come presbitero.

La mitra che verrà posta sul tuo capo rappresenta la corona di spine di Nostro Signore Gesù Cristo.





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