“Ma chi gliel’ha fatto fare al Signore di lasciare il privilegio della condizione divina per assumere la debolezza della condizione umana? L’ha fatto per amore della sua creazione, l’umanità”
Solo un Dio pazzo poteva pensare di diventare un uomo. Ma chi gliel’ha fatto fare al Signore di lasciare il privilegio della condizione divina per assumere la debolezza della condizione umana?
In ogni tempo il sogno dei potenti è stato quello di diventare dèi, di elevarsi sopra di tutti (“Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono… mi farò uguale all’Altissimo”, Is 14,12.14). Raggiungere il Signore è stata anche la massima aspirazione di ogni persona religiosa: salire, spiritualizzarsi, per fondersi misticamente con il Dio invisibile. I potenti pensavano di raggiungere Dio e di essere al suo pari mediante l’accumulo del potere per meglio dominare il popolo; le persone religiose aspiravano a unirsi a Dio attraverso l’accumulo delle preghiere per presentarsi quali modelli di santità. Ma più l’uomo si separava dagli altri per incontrare Dio e più questi pareva allontanarsi, diventare irraggiungibile.
Con Gesù si è capito perché. Con il Natale Dio diventa uomo, abbassandosi al livello di ogni altra creatura. Solo la “follia di Dio” (1 Cor 1,25) poteva spingere l’Altissimo non solo a diventare un uomo, ma a restarlo: “Svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,7). Non si era mai sentito parlare di un Creatore che si abbassava al livello delle sue creature.
Il Signore l’ha fatto, per amore della sua creazione, l’umanità. Con la nascita di Gesù, Dio non è più lo stesso e l’uomo neanche. È cambiato completamente il rapporto tra Dio e gli uomini, e tra questi e il loro Signore. Con Gesù Dio non è più da cercare, ma da accogliere. L’uomo non deve salire per incontrare il Signore, ma scendere verso gli altri uomini, perché in Gesù Dio si è fatto uomo, profondamente umano e non chiede di essere servito, ma lui si è messo a servizio di ogni uomo.
Per questo, che una persona sia in comunione con Dio non si vede da quel che crede, ma da come ama, non da quanto prega, ma da quanto presta ascolto ai bisogni degli altri, non dai sacrifici verso Dio, ma dal sapersi sacrificare per il bene dell’altro. È questa la meravigliosa sorpresa del Natale del Signore: più l’uomo è umano e più scopre e libera il divino che è in lui, un Dio che non assorbe le energie degli uomini, ma gli comunica le sue, un Dio che non chiede di vivere per lui ma di lui, e, con lui e come lui, irradiare amore, tenerezza e compassione per ogni creatura, un Dio che non chiede di obbedire a un Libro ritenuto sacro, ma di considerare sacra ogni creatura.
(Alberto Maggi)
Bello e stravolgente! Grazie.
RispondiEliminaMaria