Charles de Foucauld che conobbe “Gesù di Nazareth” solo attraverso “Gesù a Nazareth”. Perché fu nella normalità del contesto familiare a Nazareth, dove tutto era già dato come “umano” e non artificiosamente come “religioso”, che Gesù mosse i primi passi e imparò quel linguaggio, fatto di parole, gesti e affetti, che solo dopo avrebbe impiegato per rivelare niente meno che l’amor del Padre suo! Fratel Charles, volendo conoscere e seguire Gesù di Nazareth, si mise alla ricerca di quell’atmosfera sorgiva, di quel «monachesimo domestico», a Nazareth, quasi fosse stata quell’atmosfera il primo vero agente educativo anche per il Figlio di Dio!
Ebbene, Dio comincia sempre da ciò che è domestico, già dato come “umano”, prima di ogni altro artificio. La prima cappella è sempre la cucina di casa e la prima catechesi è sempre e anzitutto la parola di mamma e papà. Dunque, il primo vero agente educativo è quell’atmosfera, a casa come a scuola, nella misura in cui porta in sé qualcosa di monastico, cioè di sorgivo, unificante e anti-idolatrico!
L’etimologia della parola catechesi infatti sembra alludere all’atmosfera di una vita più che a una lezione di un’ora! A monte abbiamo il verbo κατηχέω – katécheó che si compone di kata (che indica un movimento dall’alto al basso) e da ēxéō (da cui la parola “eco”) che vuol dire “emettere un suono”, “echeggiare”. Quindi, chi ascolta una catechesi, di fatto riceve una parola o l’eco di una parola che poi penetra e risuona fino a riempire la casa e rassicurare il cuore.
L'intera riflessione di p. Alberto Caccaro conosciuto in Cambogia a questo link:
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