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Bene l’occupazione, ma le fragilità sul lavoro aumentano.

Dietro, ma soprattutto dentro, gli ultimi dati Istat, si intravede il grande cambiamento che ha colpito indubbiamente tutti i Paesi europei. Ma che, nel caso italiano, lascia prefigurare una cesura profonda con il tran tran degli ultimi anni. E sono i dati sull’occupazione a rendere evidente un cambiamento che, tuttavia, va bene interpretato, per evitare facili illusioni. L’analisi di Gianfranco Polillo

Dalla guerra di movimento a quella di trincea, sul fronte del lavoro. Teatro in cui l’Italia, nel decennio che è alle nostre spalle, non ha mai brillato. Se si cerca un’immagine plastica per descrivere la situazione italiana, questa sembra essere quella più evocativa. Dietro, ma soprattutto dentro, gli ultimi dati Istat, si intravede, infatti, il grande cambiamento che ha colpito indubbiamente tutti i Paesi europei. Ma che, nel caso italiano, lascia prefigurare una cesura profonda con il tran tran degli ultimi anni. 

E sono i dati sull’occupazione a rendere evidente un cambiamento che, tuttavia, va bene interpretato, per evitare facili illusioni. “A ottobre 2022 – si legge nell’ultimo comunicato Istat – prosegue la crescita dell’occupazione registrata a settembre, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti. Rispetto a ottobre 2021, l’incremento è pari a quasi 500mila occupati ed è determinato dall’aumento dei dipendenti che ammontano a circa 18 milioni 250mila. Rispetto al mese precedente, a ottobre 2022, il tasso di occupazione sale al 60,5% (valore record dal 1977, primo anno della sere storica), quelli di disoccupazione e inattività scendono al 7,8% e al 34,3% rispettivamente”.

Una sorta di piccolo miracolo, se si considera che nel decennio 2011-2020 il tasso di attività in Italia, (che comprende anche i disoccupati), era stato il più basso di tutta l’Unione europea. 


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https://formiche.net/2022/12/occupazione-lavoro-analisi-istat/


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