Quello di un Dio che si compiace della sua creazione, ma è anche un Dio dal volto accogliente, che non si stanca di attendere l’uomo e la donna, lasciando loro lo spazio per ricominciare dopo essersi smarriti. È un volto di Dio che libera i nostri giorni dalla paura e dal falso volto di Dio che noi ci siamo fatti: volto di un idolo che “pietrifica” l’uomo nel suo errore e nella sua lontananza da lui.
La liturgia all’inizio dell’anno civile pone come primo brano della liturgia della parola un testo di benedizione (Nm 6,22-27): «Così benedirete i figli d’Israele». Il tempo della vita che sta davanti a noi viene introdotto e illuminato da queste parole che non sono un semplice augurio di buon anno, ma un atto misericordioso di Dio che ci prospetta un tempo rischiarato da un volto sorridente, uno sguardo accogliente, quel volto stesso di Dio che nel tempo in cui celebriamo il mistero dell’incarnazione si è rivelato in Cristo Gesù. Alla fine della benedizione, parola che YHWH stesso dona al suo popolo, Dio afferma non un auspicio, ma un fatto: «E porranno il mio Nome sui figli di Israele e io li benedirò» (Nm 6,27). Benedetti quindi per una presenza invocata, il “Nome”, che nelle Scritture ebraiche è un termine usato per parlare della presenza di YHWH salvaguardando la sua trascendenza. Ma questa presenza ha per la Bibbia delle caratteristiche ben precise che sanno illuminare i giorni dell’uomo, se accolte e scoperte.
Per due volte nel testo dei Numeri si parla del Volto di YHWH, un volto sorridente ed un volto accogliente. La benedizione di Aronne apre il tempo dell’Israelita nella sua vita nella terra che YHWH gli ha donato, invitandolo a scoprire nei suoi giorni un Volto di Dio sorridente, un Dio che guarda la sua creazione e vede che è cosa bella/buona… guarda l’uomo e vede che è molto bello/buono! La benedizione di Dio invita l’uomo a condividere nei suoi giorni lo stesso sguardo benevolo e sorridente di Dio sulla sua creazione e sull’uomo stesso, a non rinnegare quello sguardo originario sul mondo e sulla vita. Il volto sorridente di Dio è lo spazio nel quale si muovono e respirano i giorni dell’uomo… invito pressante a corrispondere a quel sorriso in una vita bella e buona, un’opera d’arte che corrisponda al sogno di Dio sul mondo e sull’uomo che ha fatto gioire il Creatore all’alba della creazione. Il secondo tratto di YHWH è un volto accogliente, che l’israelita è invitato a scoprire nel tempo della sua vita. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei profeti e di Gesù è un Dio che si compiace della sua creazione, ma è anche un Dio dal volto accogliente, che non si stanca di attendere l’uomo e la donna, lasciando loro lo spazio per ricominciare dopo essersi smarriti. È un volto di Dio che libera i nostri giorni dalla paura e dal falso volto di Dio che noi ci siamo fatti: volto di un idolo che “pietrifica” l’uomo nel suo errore e nella sua lontananza da lui.
Da questi due tratti del Volto di YHWH, volto sorridente e volto accogliente, nascono la grazia e la pace. Scoprire il sorriso e la longanimità di Dio significa far fiorire la vita percepita come dono da accogliere, come pienezza da far sbocciare. Per ogni uomo la sfida è di saper discerne nel suo tempo il sorriso e l’accoglienza di Dio che danno respiro ai nostri giorni, fecondano la nostra vita e la ricolmano di pace vera. Una pace che nessuna guerra può intaccare, come nulla può “oscurare” il Volto sorridente del nostro Dio, un volto che ha preso la carne e i tratti del Volto di Gesù, la Grazia di Dio che si è manifestata a noi per insegnarci a vivere in sobrietà, giustizia e pietà (Tt 2,12). Come i pastori, che vanno “in fretta” e trovano un bambino che giace in una mangiatoia, e sanno scorgere in quella semplicità il sorriso di Dio per l’umanità… così i nostri passi veloci, nel tempo che ci sta davanti, possono giungere a scoprire i luoghi nei quali oggi il Verbo prende “carne”. Così potremo toccare e vedere il sorriso di Dio, che continua e che è “benedizione” per ogni uomo e donna semplice che lo sa riconoscere, e sa guardare sé stesso gli altri e il mondo con lo stesso sorriso, con la stessa accoglienza. Così il Nome di Dio, la sua presenza, abiterà i nostri giorni nel nuovo anno che si apre. In sé è solo un fatto di calendario, ma può diventare metafora che dice il senso del nostro tempo.
(Matteo Ferrari)
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