Le difficoltà che questo Natale ci pone davanti agli occhi, la guerra mondiale, l’isolamento, la mancanza di grandi utopie, indicano il bisogno che non solo i cattolici avrebbero di una nuova fase. Conversazione con Massimo Borghesi, uno dei più apprezzati studiosi del pontificato di Francesco, della sua biografia intellettuale e del dissidio cattolico
Che il clericalismo sia un problema Francesco lo ha detto più volte, ma per superarlo ora occorre intraprendere un cammino, direi territoriale oltre che simbolico. Per riuscirci Massimo Borghesi vede due urgenze: mettere mano alla formazione dei preti e aiutare i movimenti. Parlando di formazione del clero occorre intendersi: è una formazione culturale e spirituale, che li renda capaci di parlare con questo mondo, o per meglio dire, con il mondo nel quale si trovano. Qui in Occidente occorrerebbe dunque una formazione più a contatto con la realtà di una società, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni, che ormai sanno poco dell’annuncio evangelico e che quindi hanno bisogno di un clero capace di capirli, di interessarli e non di temerli. Accanto a una formazione rinnovata che porti quindi linfa vitale nelle parrocchie, servono i movimenti, l’espressione concreta del laicato cattolico che ha bisogno di nuova fiducia e anch’essi di linfa vitale, oltre che di regole. Questa tensione polare tra parrocchia e movimenti aiuterebbe nella concretezza della storia a rendere visibile una Chiesa anche non clericale, nella quale la proposta di Francesco diverrebbe sostanza. Il ruolo delle donne nella Chiesa non può essere ridotto alla discussione sul ruolo sacerdotale, ma questo allargamento diverrebbe possibile se il “potere” non fosse soltanto sacerdotale.
L'intera interessante intervista di Riccardo Cristiano a questo link:
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