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La via crucis dell’ateo

Una preghiera gridata con strazio, la struggente verità redentrice di Cristo sulla croce.

Contempliamo  un’icona “laica”, quella della “Crocifissione” di Renato Guttuso, che venne dipinta  tra il 1940-1941, nel pieno del Secondo Conflitto Mondiale. Egli stesso, ateo convinto e fervido comunista, affermava  su quello che è considerato il suo capolavoro artistico: “Questo è tempo di guerra e di massacri: gas, forche, decapitazioni. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come una scena di oggi. Non certo nel senso che Cristo muore ogni giorno sulla croce per i nostri peccati, ma come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee”.

E proprio da quest’ottica universale sul dolore del mondo, di chi si considerava lontano da ogni devozione religiosa, deriva ogni scelta iconografica e stilistica: la scelta di ritrarre i corpi nudi (come quello della Maddalena avvinta alla croce) proprio per rendere la scena perenne e non storicamente collocata con fogge di vestiari specifiche, la strana collocazione a cannocchiale delle croci che si guardano tra loro e non sono schierate l’una accanto all’altra, la natura morta in primo piano con segni di universale tortura, la disperazione delle donne senza espressioni del volto frontali, due cavalli simboli di bene e male (chiaro richiamo al “Guernica” di Picasso che era stato dipinto solo dieci anni prima), i pugni chiusi dei crocifissi che resistono allo strazio del male e, infine, un Cristo senza volto coperto dalla croce di spalle del ladrone che non si pentirà, che ha carni rosse come un diavolo. Una scena drammatica ed espressiva con colori sia vivaci che pastello a campire figure spigolose e a volte dai contorni troppo netti.
Ora questa immagine oggi, a quasi ottant’anni di distanza, ci appare straordinariamente espressiva, quasi una preghiera gridata con strazio, dopo aver subito tanta cattiva fama da parte dei contemporanei per la sua apparente blasfemia,  per la presenza di nudo e quasi di irriverenza nuova. Diviene invece, forse, ai nostri occhi colmi dello strazio a cui assistiamo ogni giorno attorno a  noi, uno dei modi più veri di rappresentare la struggente verità redentrice dell’offerta d’amore di Cristo sulla croce.
Quel Cristo che qui è privato ormai anche di uno sguardo allo spettatore, come in Isaia 53,3:

Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.”

Guttuso la ricopre quella faccia e lo ritrae proprio così, probabilmente senza piena consapevolezza di ritrarre il Redentore del mondo, eppure dandone un’autentica immagine di uomo che solo può conoscere il patire di ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo, ieri, oggi e domani.

Ti preghiamo, Signore,
per il grido di ogni uomo che non sa gridare,
per il pianto di chi non sa più piangere,
per il nome che non può o non vuole essere pronunciato
per chi si crede ateo, ma Ti conosce tanto.
 Ti preghiamo per chi Ti sta cercando e non lo sa,
per chi Ti attende senza darti un nome, ma Tu lo stai chiamando.
Per chi soffre , ma non sa di stare ai piedi della Tua croce.
… Perché per tutti Tu sei
Pienezza di ogni amore.

(Chiara Gatti)

1 commento:

  1. A volte sono gli atei che convertono i " credenti" alla vera fede

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