Trent'anni dalla morte di don Tonino Bello il suo messaggio non ha perso un grammo di attualità e capacità di provocazione. Il suo invito a seminare pace è più che mai attuale.
1 - La sua è la «Chiesa del grembiule», una delle immagini più efficaci che conia: «l'accostamento della stola con il grembiule a qualcuno potrà apparire un sacrilegio», scriveva, «eppure è l'unico paramento sacerdotale registrato nel Vangelo che, per la "messa solenne" celebrata da Gesù nella notte del giovedì santo, non parla né di casule né di amitti, né di stole né di piviali. Parla solo di questo panno rozzo che il maestro si cinse ai fianchi» per lavare i piedi agli apostoli:
Luca Kocci a questo link: Tonino della pace
2 - Profeta di pace. Vescovo amico. Pastore scomodo. Poeta che illuminava di Vangelo gli angoli bui della periferia umana. Compagno di strada degli ultimi. Cosa infastidiva di lui? L'innocenza delle sue prese di posizione che profumavano di Vangelo e non potevano essere contestate? Il fatto che, per questo, mettesse a nudo i compromessi, le connivenze, i silenzi colpevoli, i privilegi?
intervista a Tonio Dell'Olio a cura di Riccardo Maccioni a questo link: Dell'Olio: metteva a nudo i compromessi La sua era una Chiesa sui passi degli ultimi
3 - Era il 7 dicembre del 1992 quando, ormai in fin di vita per un cancro allo stomaco, Tonino Bello decise di recarsi a Sarajevo. «Andrò anche con le flebo», diceva a noi tutti, convinto che bisognava iniettare nelle vene della storia nuova linfa, per un mondo di pace. Dal suo insegnamento, l'invito a promuovere oggi nel mondo politiche nonviolente
Giancarlo Piccinni a questo link: Trent'anni senza «don» Tonino Bello Ma la sua profezia di pace scuote ancora
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