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Il paradosso del clericalismo. La patologia ecclesiale e le forme storiche della “uscita”

A Sestri Levante, nell’ambito della Scuola di formazione teologica, Andrea Grillo ha tenuto una conferenza la sera del 4 aprile all’interno del corso intitolato: Clericalismo, malattia della Chiesa. Dagli appunti di quella serata ha tratto questo breve testo di riflessione. 


Che cosa è in gioco nel clericalismo? Direi che la questione oggi più evidente è quella di una chiesa “chiusa in sé” e incapace di “uscita”. Uscita da dove e verso dove? Si tratta per la Chiesa di uscire da sé, o, meglio, di far uscire Cristo da sé, perché possa raggiungere il mondo. Al centro vi è dunque una “sapienza di uscita” che la tradizione ha gestito in modi differenziati e che oggi ci chiede una forma del tutto nuova nel modo di riflettere e di agire. Perché la “differenza di Dio” non si dà più nella differenza di ordini sociali e di soggezioni personali. Questa questione culturale e sociale è centrale nel nostro problema. Forse esso consiste proprio nel fatto di non saper più distinguere queste varianti (culturali, sociali, antropologiche) tra due modi diversi di annunciare “la differenza di Dio”. In una paginetta che il futuro papa Francesco ha usato per il suo discorso poco prima di essere eletto, dice che la Chiesa deve ascoltare il “bussare del Signore”, che sta alla porta, ma bussa per uscire, non per entrare: vuole uscire nel mondo! Il clericalismo, potremmo dire, scaturisce dalla “cattura di Dio” nelle chiusure ecclesiali. Si fa coincidere la differenza di Dio con le differenziazioni sociali, burocratiche, formali che la Chiesa ha legittimamente elaborato lungo i secoli, ma che devono essere lette con lucidità, per saper discernere “ciò che non muore e ciò che può morire” (Dante). Certo, la differenza di Dio non si annuncia nella “indifferenza”. Non tutto è uguale! Il Dio che è “amore all’eccesso” dice una trasgressione e una differenza. Diremmo perciò che la differenza di Dio esige una nuova “non indifferenza”. Ed è qui il punto delicato e dolente. 

L'intera riflessione di Andrea Grillo a questo link:



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