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Lo sconforto, il silenzio, la ricerca e l'esplosione della gioia: il percorso dell'amore

Lungo la Settimana Santa e in particolare il Venerdì Santo la Liturgia tradizionalmente propone brani dalle Lamentazioni di Geremia che riflette sulla desolazione nella quale è caduta la sua realtà:

Osserva, Signore, e considera
come sono disprezzata!
Voi tutti che passate per la via,
considerate e osservate
se c'è un dolore simile al mio dolore,
al dolore che ora mi tormenta,
e con cui il Signore mi ha afflitta
nel giorno della sua ira ardente.
Dall'alto egli ha scagliato un fuoco,
nelle mie ossa lo ha fatto penetrare.
Ha teso una rete ai miei piedi,
mi ha fatto tornare indietro.
Mi ha reso desolata,
affranta da languore per sempre.

(…)

Ascoltate, vi prego, popoli tutti,
e osservate il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani
sono andati in schiavitù.
Ho chiamato i miei amanti,
ma mi hanno tradita;
i miei sacerdoti e i miei anziani
sono spirati in città,
mentre cercavano cibo
per sostenersi in vita.

(…)

Le donne divorano i loro frutti,
i bimbi che si portano in braccio!
Sono trucidati nel santuario del Signore
sacerdoti e profeti!
Giacciono a terra per le strade
ragazzi e anziani;
le mie vergini e i miei giovani
sono caduti di spada.

(…)

Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
Ha spezzato i miei denti con la ghiaia,
mi ha steso nella polvere.
Sono rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
E dico: «È scomparsa la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore».
Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.

 

Prima di esplodere, esattamente al centro del libro, verso una speranza che è certezza: Il Signore non può smentire sé stesso, la sua bontà:

 

Le grazie del Signore non sono finite,
non sono esaurite le sue misericordie.
Si rinnovano ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
«Mia parte è il Signore - io esclamo -,
per questo in lui spero».
Buono è il Signore con chi spera in lui,
con colui che lo cerca.
È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.

 

Attendere nel silenzio ed è quello che accade il Sabato Santo nel quale si è invitati invece a pregare l’intero Cantico dei Cantici 

Lungo la notte, ho cercato l'amore dell’anima mia;
l'ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi alzerò e farò il giro della città 

per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. 

Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:
«Avete visto l'amore dell'anima mia?».

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate l'amato mio
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!


Fino a quando:

 


Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene
saltando per i monti, balzando per le colline. 

L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. 

Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. 

Ora l'amato mio prende a dirmi: «Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, 

è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato 

e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. 

Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo. Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto! 

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore.






(BiGio)

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