In questo tempo sinodale, non solo di preparazione, ma già di celebrazione effettiva d’un Sinodo sulla sinodalità, si moltiplicano le iniziative di incontri, condivisioni, confronti, anche non senza una certa probabile dialettica, sui temi più diversi: è bene che sia così, in una Chiesa in cui ognuno deve dare il proprio apporto, senza alcuna esclusione. Uno di questi è stato la serie d’incontri di circa 50 sacerdoti diocesani e religiosi con orientamento omosessuale o bisessuale, che hanno così «accettato di mettersi in gioco per raccontare il loro vissuto, le loro difficoltà e le loro speranze», come si legge nell’occhiello dell’articolo con cui G. Piva dà conto dell’iniziativa.[1]Tale riflessione ha offerto all’Autore l’occasione di evidenziare una certa linea tendenziale assunta dalla Chiesa negli ultimi decenni, in riferimento alla questione dell’omosessualità e – ancor più in particolare – al tema di chi, con orientamento omosessuale, chiede di accedere al sacerdozio. In breve, si sarebbe passati o si starebbe passando da una posizione di rigidità a una di apertura.
Al riguardo, è necessario dire e premettere che, all’interno della Chiesa, ma pure della comunità scientifica, l’interpretazione data alla questione omosessuale si è caratterizzata per una grande quantità di cambiamenti e di riposizionamenti che si sono prodotti in un tempo molto breve.
L’adesione diffusa ad alcune interpretazioni ha mostrato quanto alcuni approcci del passato (anche recente) fossero almeno riduttivi e sollecitato la messa a punto di nuovi modelli che tengano conto dell’estrema complessità della questione omosessuale. Nessuna teoria, del resto, oggi come allora, dovrebbe ingenuamente ergersi a punto di arrivo indiscutibile. ...
L'articolato intervento di p. Amedeo Cencini continua a questo link:
http://www.settimananews.it/ministeri-carismi/formazione-presbiterale-questione-omosessuale/
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