A sei mesi dall’inizio della dimenticata guerra in Sudan, in Darfur si compiono massacri e violenze etniche, nel silenzio generale.
Mentre Europa e Stati Uniti sono concentrati sull’Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas che si consuma sui civili di Gaza, in Sudan la guerra civile scoppiata ad aprile scorso ha assunto proporzioni drammatiche e non accenna a placarsi. A confrontarsi sono le forze armate sudanesi guidate dal presidente del Consiglio di transizione Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di sostegno Rapido (RSF) che rispondono all’ex vice di al-Burhan, il generale Mohamad Hamdan Dagalo, noto come Hemedti. Queste ultime, originarie del Darfur dove dall’inizio del mese hanno ripreso il controllo di quattro dei cinque stati della regione, sono accusate di atrocità e massacri ai danni delle popolazioni non arabe dei Masalit, che vivono nella zona. Finora, secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato tra i 9 e il 10mila morti, oltre quattro milioni e mezzo di persone sono fuggite dalle proprie case, mentre 1,3 milioni hanno varcato la frontiera con i paesi vicini, dirigendosi soprattutto in Ciad, Egitto, Sud Sudan, Etiopia e Repubblica Centrafricana. ...
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