Quando mai ti abbiamo visto?

L'esperienza religiosa dell'uomo ha cercato sempre un contatto, un dialogo, un incontro con Dio, per strade differenti, o attraverso le diverse religioni, con la varietà dei loro riti e dei loro templi.
Il popolo ebreo ha costruito il tempio di Gerusalemme come simbolo della presenza del Dio vivente e addirittura luogo della sua manifestazione. Deve essere risuonata terribilmente agli orecchi dei suoi discepoli la frase di Gesù: "In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta". Allora, dove si può trovare Dio? Dove si può vedere il suo volto, come invocava il Salmo: "Mostrami il tuo volto, Signore"?


Potremmo considerare questo testo come la rivelazione sul giudizio ultimo dell'umanità alla fine dei tempi. Ma il vangelo di Matteo vuole metterci di fronte alla realtà di oggi, per permetterci di guardarla oggi con gli occhi di Dio. Con gli occhi umani ci sono molte cose che non vediamo, o non vogliamo vedere. Ma Gesù, con la parabola del "giudizio delle nazioni", ci toglie il velo perché impariamo a vedere fin d'ora il volto di Dio, non dietro le nubi di incenso dei templi, ma nel fratello che ha fame, sete, è nudo, è in carcere, è migrante: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...". La presentazione solenne di Gesù come giudice in realtà vuole darci i criteri affinché noi stessi siamo i nostri giudici, con la capacità di discernere e valutare i nostri atteggiamenti. Gesù dichiara la sua solidarietà con i più piccoli, affinché lo riconosciamo e lo serviamo in loro. La maestà del "Signore" oggi è nascosta in loro. In loro si trova "il Dio con noi" e con loro si identifica: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Non dice: “Come se l’aveste fatto a me”, ma “L’avete fatto a me”: direttamente a lui. La salvezza di ciascuno non dipende dal suo successo sociale, né dalla sua pratica religiosa, ma dalla sua solidarietà concreta verso i più bisognosi.
Per il discepolo di Gesù c'è un cammino di apprendimento: "Chi ascolta la mia parola e la mette in pratica". La Parola di Dio ci educa a riconoscere il Signore là dove si trova veramente e a lottare contro "le strutture di peccato", che producono emarginazione, fame, morte, giustificate a volte perfino in nome di Dio.
La sorpresa più grande sarà per coloro che non hanno conosciuto Gesù, e che senza saperlo lo hanno servito nei fratelli bisognosi, e negli stessi fratelli più piccoli, portatori della Buona Notizia. Tantissime persone hanno lottato, e molte hanno dato la loro vita, per "un regno di giustizia, di amore e di pace", ispirate dalla legge di Dio scritta nei loro cuori, ma senza aver conosciuto o accettato il vangelo. Per tutti l'abbraccio divino: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno".
E la dura condanna per chi non ha aperto il suo cuore alla solidarietà: "Via, lontano da me, maledetti", non vuole spaventarci aprendo davanti ai nostri occhi le terrificanti porte dell'inferno, ma trasmetterci la sapienza perché non sprechiamo il tempo presente e riconosciamo Gesù, oggi, in un elenco molto più ampio di fratelli e sorelle bisognosi: Ero orfano, vedova, ragazza madre, bambino speciale, donna maltrattata, divorziato, omosessuale, sfruttato, analfabeta, abusato sessualmente, disoccupato, senza documenti, tossicodipendente, discriminato a causa delle mie convinzioni o del colore della mia pelle, malato di Aids, clandestino, senza terra, perseguitato, torturato, deportato, scomparso... E perché lo cerchiamo anche nelle immense regioni del pianeta dove la vita umana non vale niente: popoli affamati, abbandonati, esclusi, nella terra inquinata, depredata, desolata, flagellata dalla guerra, e "il povero venduto per un paio di sandali".
Per sprecare la vita non è necessario fare il male. Basta non fare nulla di fronte all'immenso dolore del mondo.
(Bernardino Zanella)

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