Lucio Caracciolo ha appena mandato in edicola l’ultimo numero di Limes, “Grande guerra in Terrasanta”, e oggi inaugura il tradizionale Festival della rivista, a Genova, che si intitola “Il fattore italiano nel mondo in guerra”. Qui è intervistato da Stefano Cannavò
La cosa più importante su Hamas, che svisceriamo nel numero, è che non chiaro cosa ci sia dentro. Il grado di controllo della testa politica appare limitato (e Limes intervista il capo politico Haniyya). Inoltre, a bocce ferme, in campo palestinese si faranno i conti e qualcuno potrà chiedere a Hamas perché ha provocato Israele in una reazione abbastanza probabile. Va anche detto che l’operazione del 7 ottobre non è stata solo delle Brigate al-Qassam, oltre al Jihad islamico ci sono stati anche cani sciolti e probabilmente semplici criminali che hanno approfittato della situazione. L’operazione non è andata esattamente secondo i piani e se fossi un civile palestinese qualche domanda la porrei.
Cosa pensa dell’accusa a Hamas di essere un’organizzazione terrorista?
Il terrorismo è una modalità di guerra particolarmente vile, ma non è un soggetto politico. Tanto che il più noto terrorista palestinese ha avuto un Nobel per la Pace (Arafat). Non c’è una definizione incontrovertibile. Il 7 ottobre, Hamas ha certamente utilizzato un metodo terroristico, ma nel definirlo semplicemente terrorista, come al Qaeda, si perde di vista che è un movimento di massa, che ha vinto le elezioni, che è stato sostenuto prima da Rabin in funzione anti Arafat, e anche da Netanyahu che favoriva il trasferimento di soldi qatarini verso Hamas.
L'intera intervista a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202311/231110caracciolocannav%F2.pdf
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