L’incontro con parenti degli ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre e poi, nello stesso giorno ma non nella stessa occasione, con parenti di palestinesi sofferenti a Gaza per via dei bombardamenti, è un atto che risponde alla logica di non chiudersi, guardando il dolore, chiedendo a tutti di vedere il dolore dell’altro. Non dimenticando la sofferenza del popolo ucraino.
Non so se Papa Francesco legga i saggi del grande scrittore franco-libanese. Nativo del Libano e trasferitosi da decenni a Parigi, Maalouf è oggi il segretario dell’Accademia francese, dunque il custode d’ufficio della lingua francese. Eppure la sua lingua madre è l’arabo. Questa particolare condizione gli consente di sentirsi espressione di quel vasto mondo che chiama “i disorientati”, che non si sentono completamente a casa loro né qui né lì. Sarebbe un enorme valore aggiunto per tutti se i mondi non si chiudessero, cercando di escluderli e così disorientandoli. Questa condizione ha consentito a Maalouf di trovarsi in una particolare sintonia con il papa sulla questione dei respingimenti di tanti migranti, visto che lui ha scritto un libro, “il naufragio delle civiltà” che è esattamente quel che ha detto il papa a Lesbo e poi a Malta nei suoi discorsi sulla chiusura nei confronti dei migranti.
Ora che siamo in un’epoca di conflitti che si presentano come identitari, Maalouf ha scritto un libro intitolato “Identità assassine”. Mi sembra che questo titolo, e questo rischio, esprima bene l’azione pastorale e diplomatica di papa Francesco ...
La riflessione di Cristiano Riccardo continua a questo link:
https://formiche.net/2023/11/parenti-ostaggi-papa-gaza-israele-ucraina/
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