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Francesco e il solco tra “noi peccatori” e i superbi. La riflessione di Riccardo Cristiano sulle parole di Bergoglio

Le interviste di Francesco raramente sono banali e i fatti di questi giorni sono talmente importanti da rendere stupefacente la difficoltà a collegare affermazioni chiarissime seppur relative a temi apparentemente non connessi, come quelli sui quali in queste interviste si è espresso.


Mi sembra importante partire non da quanto ha detto sul celibato dei preti, ma su cosa sono le crisi: “Sono come voci che ci indicano dove procedere. Mentre i problemi, sovente nascosti, sono come il pifferaio magico”. Giunto a questo punto Francesco afferma: “Ho molta paura dei pifferai perché sono affascinanti. Se fossero dei serpenti li lascerei, ma sono degli incantatori di persone… e finiscono per farle annegare. Persone che pensano di uscire dalla crisi ballando al suono del flauto, con redentori fatti in una notte”.

Mi sembra importarnte leggerlo Francesco, senza frammentarlo, evitando cioè di occuparsi di una frase, anche importante, in un contesto di informazione ecclesiale e di un’altra frase, anch’essa importante, in un altro contesto, magari di politica estera. Io dico che le sue affermazioni sono legate al di là delle domande alle quali risponde. E il bandolo delle sue affermazioni riprese in queste ore da diversi argentini con i quali ha parlato in questi giorni ci danno una bussola possibile, come quella di non seguire i pifferai magici. Ognuno di noi può domandarsi se ne segua qualcuno e quando, in quale contesto. Perché sempre c’è un contesto. E proprio questo mi sembra il bandolo delle sue affermazioni...

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