Domenica XXXII PA - Mt 25,1-13

Una riserva di olio in "piccoli vasi", ma cos'è? Qui sta l'impossibilità di "prestarne”alle 5 vergini "pazze" che non ne avevano una riserva



La liturgia ci sta accompagnando da due domeniche verso il compimento (e non la conclusione o la fine!) di questo anno liturgico con una sintesi delle attenzioni, delle raccomandazioni che Gesù ha lasciato alla sua Comunità, a noi. Da quell’”Amerai” che è il “Comandamento, quello grande nella Legge” a quel “Chi tra voi è il più grande, sarà vostro servo”. Amare, portare agli uomini l’amore del Padre, il suo essere vicino al cuore di tutti (cioè il suo essere misericordioso), dei suoi anawin (i suoi “poveri”), non significa imporre compiti da fare, pesi da portare faticosamente ma toglierli, aiutare a compierli mettendosi a servizio del bisogno dell’altro. Questo essere solidali nella corresponsabilità è l’essenza della fraternità che rigide strutture gerarchiche tendono a svilire fino ad annullarla.

Non è certo facile e a volte comodo lasciare che il peso e le decisioni le prendano qualcun altro al posto nostro, è il clericalismo laicale che non ha nulla da invidiare a quello dell’Ordine sacro. Ambedue uccidono la fraternità alla quale Gesù ci invita e ci chiama, alla quale volentieri l’inascoltato Spirito cerca di guidarci. Non amo i termini “laico” e “clero” perché storicamente dividono la fraternità invece che di realizzarla; d’altra parte la radice greca del termine “clero” significa proprio dividere, separare mentre “laico” traduce il termine ebraico ‘om che significa popolo all’interno del quale ci siamo tutti per con i molteplici carismi, compreso quello del presbiterato.

 

La parabola di oggi cerca di metterci sull’avviso di un preciso pericolo se la si legge con attenzione al di là della situazione oleografica che presenta parecchie contraddizioni e ha a che fare con la casa costruita sulla sabbia piuttosto che sulla roccia (Mt 7,21-29). Anche qui ci sono due gruppi contrapposti nel loro atteggiamento divisi esattamente a metà: 5 ragazze “stolte” (la traduzione letterale dice “pazze”) e 5 “sagge”. Questi due aggettivi nelle due situazioni richiamate sono identici perciò questo è un indizio sul significato della parabola di oggi che non è quello della vigilanza perché tutti e due i gruppi “si assopirono e si addormentano” quando si fa notte e lo sposo tarda alquanto nell’arrivare. 

Assieme si risvegliano quando “A mezzanotte si alzò un grido: «E' lo sposo! Andategli incontro!» Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade” ma 5 avevano olio di riserva e le altre no quindi le loro torce sarebbero presto rese un lumicino fumigante.

Chiedono allora di avere in prestito un po’ di olio ricevendo un secco rifiuto: egoismo? cattiveria? Come possono delle persone “sagge” essere così prive del senso di solidarietà? O, forse, questo è un altro indizio sul messaggio che Gesù desidera darci con questa parabola?

Quando poi, dopo aver trovato (in piena notte!) dove acquistare l’olio per le loro torce ed averle così nuovamente in piena efficienza, trovano la porta della festa di nozze chiusa ed allora bussano dicendo “Signore, Signore, aprici”. Può a prima vista sorprende la dura risposta che ricevono: “In verità io vi dico: non vi conosco” non aveva forse in precedenza detto “Bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7)? Basta però avanzare di qualche riga in quel capito 7 per incontrare un altro detto lapidario: “Non chiunque mi dice «Signore, Signore» entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21).

Provando ora a raccordare questi elementi, la roccia sulla quale costruire la propria casa è la Parola del Signore: se si costruisce la propria vita su questa, regge, altrimenti le fondamenta prima o poi si sgretolano e la casa, la nostra vita cade “nella fornace dove c’è pianto e stridore di denti” (Mt 13,42).

La Parola poi è “Lampada per i miei passi, luce sul mio cammino” (Ps 109): ecco cosa hanno in mano le dieci vergini! Quindi la parabola vuole avvisarci di stare attenti perché se non si è fedeli all’ascolto della Parola, la lampada della fede che abbiamo in mano può affievolirsi fino a spegnersi e ci si troverebbe così a brancolare nel buio fino ad addormentarci. Nel sonno poi si sogna cioè invece di seguire la volontà di Dio, andiamo dietro ai nostri sogni, al nostro ego.

Attenzione poi che le 5 vergini sagge hanno preso con sé una riserva d’olio “in piccoli vasi” che ci dice la necessità di essere costanti nell’ascolto, di frequentare la Parola a piccoli brani quotidiani: solo così si riesce a farla crescere e maturare nel nostro agire quotidiano e questo non è trasmissibile. Quindi le 5 vergini “sagge” non è che non “vogliono”, non possono dare alle altre il loro agire nella sequela della volontà del Padre; questa è personale, costituisce la nostra realtà umana che non è scindibile, non è “imprestabile”. 

 

Gesù alle 5 vergini “stolte” quando bussano alla sua porta risponde “non vi conosco” perché non gli assomigliano. Ci sta così mettendo in guardia a fare attenzione ad alimentare costantemente la lampada accesa nelle nostre mani che è la possibilità di imparare da lui ascoltando la sua Parola ad assomigliargli sempre di più.

 

(BiGio)

 

 

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