Il primario dei bimbi «Troppe aspettative Non si riflette più sul tema dei limiti»

Il caso di Indi Gregory solleva quesiti di etica scientifica che chiamano in causa la coscienza individuale e i processi decisionali in ambito medico. Alberto Giannini, direttore della S.C. Anestesia e Rianimazione Pediatrica Ospedale dei Bambini ASST Spedali Civili di Brescia e responsabile del Comitato Etico della SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva) ha spiegato, in un’intervista al Corriere, che in questi casi occorre valutare la proporzionalità delle cure che si definisce attraverso il bilancio tra l’appropriatezza di un trattamento e la sua gravosità per il paziente e la sua famiglia.


Non sempre, in medicina,quello che è fattibile con la tecnica è anche eticamente accettabile «Quello su cui dovremmo ragionare, come medici e società civile, è il tema del limite, che in occidente spesso dimentichiamo. È un tema spinoso, di cui nessuno vuole parlare. Spesso esiliamo questa parola ed evitiamo di farci domande o parlare di “fine vita” o di “morte”, immaginando che la nostra sia una medicina onnipotente», spiega Giannini. Che osserva. «In realtà, viviamo un paradosso: mentre la medicina sembra offrire possibilità infinite, la realtà della pratica clinica è governata da limiti. Questa è una cosa che dobbiamo ricordarci, noi medici, e ricordare alla comunità». Il punto, secondo Giannini, è che spesso si hanno aspettative irragionevoli nei confronti di quello che la medicina può fare. Mentre ci sono molti limiti. «C’è un limite di ragionevolezza (non possiamo pensare di avere una risposta sempre a tutto), c’è un limite di efficacia clinica (anche se quotidianamente cerchiamo di alzare “l’asticella” con la ricerca) e c’è un limite di senso: dobbiamo scandagliare ogni azione nell’ambito della salute e della cura per valutarne il senso e l’accettabilità anche sul piano etico, dimensione fondamentale dell’agire umano». Non sempre, insomma, ciò che è tecnicamente possibile fare è anche eticamente accettabile. «Nella realtà — conclude —, invece, spesso non consideriamo questi tre aspetti che vanno a decodificare e a definire la dimensione del limite».
(Chiara Bidoli su Corsera)




Nessun commento:

Posta un commento