Ad aprile sarà un anno dall’inizio del conflitto tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze rapide di supporto. La guerra civile ha causato almeno 15.000 morti e quasi 8 milioni di persone in fuga dai combattimenti tra sfollati interni e rifugiati nei Paesi vicini. I combattimenti proseguono nonostante il Consiglio di sicurezza dell’Onu abbia chiesto il cessate il fuoco durante il periodo del Ramadan. Ci sono 18 milioni di persone in condizione di insicurezza alimentare e almeno 220.000 bambini che rischiano di morire di fame. Per il Wfp si profila lo spettro di una carestia imminente
“La situazione è assolutamente catastrofica. Vivere in Sudan è a dir poco un incubo. I livelli record di fame, di bisogni umanitari e i segnali del conflitto non diminuiscono, e non sembrano esserci passi concreti nel prossimo futuro che indichino la possibilità di un accordo di pace duraturo”. A parlare al Sir da Port Sudan è Leni Kinzli, capo della comunicazione in Sudan per il World food programme, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che interviene nelle zone di conflitto e nelle emergenze per fornire cibo e alimenti altamente nutritivi. Ad aprile sarà un anno dall’inizio del conflitto tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze rapide di supporto, eredi delle famigerate milizie janjaweed che massacrarono i civili in Darfur. La guerra civile ha causato almeno 15.000 morti e quasi 8 milioni di persone in fuga dai combattimenti tra sfollati interni e rifugiati nei Paesi vicini. I combattimenti proseguono nonostante il Consiglio di sicurezza dell’Onu abbia chiesto il cessate il fuoco durante il periodo del Ramadan.
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