La testimonianza di un oncologo: “Mi piacerebbe potermi chiamare collaboratore della speranza”

Se dovessi individuare un concetto per definire il mio lavoro di oncologo, mi piacerebbe potermi chiamare “collaboratore della Speranza”. La mia attività consiste nel disegnare percorsi di diagnosi e cura delle malattie oncologiche, accogliendo ed accompagnando pazienti e familiari in questo tragitto. Le difficoltà e le sofferenze, fisiche e spirituali, sono presenze immancabili, ma la vera oscura signora con cui confrontarsi in questo cammino è senz’altro la paura


Per questo, credo che scoprire il ruolo della speranza nel percorso di malattia, quale che ne sia l’evoluzione, rappresenti la vera strada per la guarigione, intendendosi con questo il mantenere la possibilità/capacità di vivere al meglio la propria condizione sfruttando tutti gli spazi rimasti liberi. Ho visto infatti persone “guarite” vivere da malati, e persone consapevoli della fine imminente “vive” più che mai.

Ma che si può intendere con la parola speranza?  ...

L'intera testimonianza a cura di Guglielmo Fumi è a questo link:

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