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Molto conosciuto anche a Venezia negli anni di Maro Cè, don Giovanni Nicolini ha compiuto la sua presenza tra di noi

«Tanto pianto e tanta gioia»: sono stati questi, come ha ricordato in apertura il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, gli elementi della celebrazione funebre per don Giovanni Nicolini, morto a 83 anni, che lo stesso Zuppi ha presieduto ieri nella cattedrale di San Pietro. Zuppi citando don Nicolini, ha ricordato che «un cristiano non muore, ma consegna, anzi ha già consegnato tutta la sua vita al Signore Gesù».

Nell’omelia, Zuppi ha sottolineato il legame totale, nella vita di don Nicolini, tra preghiera e vita, lettura della Parola di Dio e opera a favore degli «ultimi», insomma tra spiritualità e azione; anzi, il fatto che dalla prima nasceva la seconda. «Era grande nello spiegare le Scritture, perché le calava nella vita – ha ricordato – il suo era un Vangelo vivo, umanissimo ed esigente, nel quale tutti si sentivano descritti, perdonati, amati dal Signore di quel Vangelo. E in loro, esso diventava comunione reciproca e con chi incontravano». Il cardinale ha ricordato poi che don Giovanni «coinvolgeva tutti nell’interesse e nella passione per l’uomo e per la politica nel senso più nobile. E ha continuato fino alla fine a ricordare lo scandalo della povertà, anche con commozione personale, perché, diceva, «davanti alle ingiustizie non riesco a non piangere». Sottolineava che «la volontà di Dio è stare dalla parte dei piccoli: per questo ha suscitato per loro un Pastore». Quel Pastore per il quale, ha ricordato Zuppi, don Nicolini, «nato ricco, ha lasciato un destino pur nobile e pieno di stimoli» e dalla nativa Mantova è andato a Roma, a studiare, ma senza vivere in centro, bensì nella periferia povera della Borghesiana, come «testimone diretto del Concilio, di cui in lui non si è mai spento l’entusiasmo».

«Ringrazio don Giovanni – ha concluso Zuppi – a nome della Chiesa e anche di tutta la città degli uomini. Assieme ai tanti che lo stanno accogliendo in Cielo, c’è adesso una stella in più che ci orienta, che ci guida nel buio del mondo, con la luce di Dio che è compassione e gioia».

(Chiara Uguendoli)

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