Un amore offerto al mondo intero, senza alcuna discriminazione, non a un solo popolo. Al mondo intero con tutta la sua grandezza e tutta la sua miseria: questa è la grande notizia. Ma è necessario alzare lo sguardo.
Se c'è qualcosa di necessario e urgente per la società di oggi, è che siano sempre più numerose le persone capaci di essere presenza e segno di un mondo nuovo e che, nonostante i limiti umani, rendano visibili relazioni di bontà, di pace, di equità e giustizia, di gioia, tenerezza e compassione.
Nel Vangelo di oggi il "Figlio dell'uomo", l'uomo vero e maturo, è Gesù. Egli mostra come ogni essere umano potrebbe realizzarsi pienamente, facendosi simile a lui, riproducendo il suo amore. Il destino di Gesù è quello di essere "innalzato da terra", glorificato sulla croce, affinché tutti possano vederlo e tutti possano sapere fino a che punto può arrivare l'amore. Dalla croce egli effonde la vita per tutti, e chi la accoglie avrà, già nel tempo presente, una vita che non può essere distrutta. La "gloria" della croce è il rovescio della "gloria" del potere.
Per spiegare tutto questo a Nicodemo, importante giurista ebreo, Gesù ricorda un episodio che si legge nell'Antico Testamento, nel libro dei Numeri. Durante la traversata del deserto, il popolo di Israele ha conosciuto momenti di grandi prove, a causa della sua mancanza di fede, delle sue gelosie, dei suoi conflitti e delle sue ribellioni. Una di queste prove fu la piaga dei serpenti velenosi che mordevano le persone causandone la morte. Su suggerimento di Dio, Mosè innalzò un serpente di bronzo su un palo: se uno fosse stato morso, guardando il serpente di bronzo avrebbe ottenuto la guarigione. Così Mosè quella volta liberò il suo popolo. In modo simile, l'umanità morsa dall'antico serpente, quello che tentò i padri delle origini al peccato, può trovare la salvezza e la vita guardando Gesù innalzato sulla croce. Egli è la manifestazione estrema dell'amore di Dio, "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito".
Un Dio che ama il mondo, con tutta la sua grandezza e tutta la sua miseria: questa è la grande notizia, la fonte della vera gioia, e un Dio che non ha altro modo per manifestare tutto il suo amore, che mandando il proprio Figlio a insegnare all'umanità la via dell'amore e di una vita che nemmeno la morte può distruggere, perché "chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". È un amore offerto al mondo intero, senza alcuna discriminazione, non a un solo popolo. Una proposta che attende una risposta di fede, perché la vita scorra nel credente per sempre. È necessario alzare lo sguardo al Figlio, distogliendolo dalle cose che trascinano l'uomo a terra, e lo rendono vulnerabile al morso del serpente velenoso.
Dio ha offerto sé stesso nel suo Figlio, per accogliere tutta la sofferenza e tutta la miseria umana, perché nessuno si senta solo, in nessun momento. L'umanità deve poter ascendere a un cammino nuovo, la realizzazione del progetto originario di giustizia e di pace.
Certamente, nessuno è innocente. Ma Gesù non è venuto a giudicare, a condannare. Egli non è il Messia giudice, come sperava Giovanni Battista. La salvezza è offerta gratuitamente a tutti. La tragedia si può dare quando l'uomo decide di rifiutare questo amore gratuito, e preferisce "le tenebre alla luce", perché la luce potrebbe rivelare la malvagità delle sue opere: "Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate". Seguire Gesù luce, la luce che è vita, è la vera vocazione dell'umanità. Egli compie la profezia di Isaia: "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano, ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi, e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (42, 7).
E ancora Isaia (58, 7-10) illustra che cos’è la salvezza: "Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, i senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora... Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come meriggio".
(Bernardino Zanella)
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