“Sequela” è il titolo dell’installazione di 15 pannelli che sono stati nella Chiesa della Risurrezione ed è proprio questo, la sequela, che desidera proporre staccandosi dalla spiritualità popolare della tradizionale Via Crucis alla quale chiaramente si rifà.
Io non sono un critico d’arte ma posso raccontare quello che comprendo e perché definisco decisamente pregevole l’opera realizzata da Francesco Sabbatucci. L’autore nel realizzare i 15 pannelli utilizza una tecnica mista, assembla elementi diversi per rispondere, proporre e coinvolgere chi vi si trova di fronte: la pittura ad olio, il legno tratto dai resti di una bricola, chiodi, tessuto, rovi, corde. Attraverso questi elementi che incontriamo nella nostra quotidianità, ogni singolo pannello ci “attira dentro”, ci chiede di immedesimarci in quello che è rappresentato.
L’arte figurativa contemporanea come la musica dodecafonica, non permettono di rimanere semplicemente osservatori o ascoltatoti, richiedono una partecipazione attiva. Se non ci si coinvolge, se non vi si entra a far parte con il nostro vissuto, si rimane estranei. Siamo abituati a guardare opere che descrivono tutto, ad ascoltare l’armonia delle sinfonie di Mozart, Beethoven, Schubert … ma, nella musica dodecafonica, per dirla in due parole, l’armonia ce la deve mettere l’ascoltatore; parimenti l’arte figurativa contemporanea ci chiede, quasi ci obbliga a coinvolgersi con tutto quello che siamo. Oggi ogni forma d’arte chiama a fare “esperienza”, non prevede alcuna possibilità di essere spettatori passivi pena il non riuscire a cogliere nulla e il rimanere esclusi da ogni minima comprensione.
Già il titolo, Sequela, ci dice che non si potrà rimanere spettatori distaccati, ma che c’è un cammino da fare mediato dalla sensibilità e dalla spiritualità dell’autore. Quello che viene proposto di è sì il percorso di Gesù verso la sua morte e risurrezione, ma contemporaneamente è anche il nostro cammino nella vita parimenti fatto di fatiche, ingiustizie subite, cadute, dolori che sono la pienezza dell’esistenza.
I pannelli di Sequela non sono un messaggio facile perché riflettono e ci chiedono di riflettere sulla nostra vita in tutto simile a quella vissuta da Gesù al quale nulla è stato risparmiato; San Paolo ci dice che dalle sue fatiche imparò l’obbedienza al Padre (Ebr 5,8), cioè il saper amare come Lui ama. Non sono le sue sofferenze che ci salvano, ma l’aver accettato la morte e la morte di croce, per amore di tutti gli uomini, per poter portare la misericordia di Dio anche in quell’unico posto dove la Scrittura ci diceva che sicuramente non c’era: colui che era appeso era maledetto da Dio stesso (Dt 21,23).
In Sequela il cammino di Gesù ci viene proposto attraverso la visione di luoghi, incontri, strumenti della sua fatica e della sua passione ma lui non c’è, perché lui è al nostro fianco a dare senso alla nostra fatica quotidiana, alle nostre difficoltà. L’opera non ci induce a soffermarsi sul dolore di un altro; ci chiede di assumere coscientemente il nostro senza cercare di rimuoverlo o di rifiutarlo sapendo che con Lui anche noi risorgeremo. Vita-morte-resurrezione sono inscindibili: fermarsi su di un sol aspetto fa perdere tutto il senso e il significato dell’Incarnazione.
In un’opera composita come questa nella quale la pittura è “contaminata” da altri elementi naturali o frutto del lavoro dell’uomo, confinare raggruppate all’inizio le parole che non “spiegano” bensì positivamente evocano facendo risuonare il senso di ogni singolo pannello, non solo non aiutano a comprenderne la profondità, ma eliminano la possibilità di coinvolgere un elemento importante capace di introdurci in ogni singola opera chiedendoci quale sia la nostra parte di vita ad esservi richiamata da condividere con quella del Cristo.
(BiGio)
Le foto di alcuni dei 15 pannelli sono a questo link:
https://parrocchiarisurrezione.blogspot.com/p/sequela-di-francesco-sabbatucci-i.html
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