Di rientro da Rafah ...

Siamo rientrati da poco più di 1 ora dal valico di Rafah. Non credevo di poter sentire e vedere cose peggiori di quelle ascoltate in questi giorni. E invece si. Le file interminabili di tir fermi con aiuti provenienti da tutto il mondo; due parcheggi principali uno con 800 e l’altro con oltre 1000 tir per non parlare di quelli parcheggiati lungo la strada.


Sotto il sole cocente con ogni tipo di materiale, alimentare e non. Impressionante vedere tutto fermo con questi autisti parcheggiati senza spiegazioni, informazioni e servizi da 10/20 e addirittura 30 giorni. L’arrivo al valico e vedere passare in in circa 3 ore 15 tir e sentirsi dire da Scott Anderson, Deputy Director of UNRWA Gaza, uscito da Gaza appositamente per incontrarci che ieri è stata una giornata fortunata: 40 tir tutto il giorno. Pare che i nostri tir siano tutti entrati ma è una magra consolazione di fronte a tutto ciò. E il suo racconto per quanto incredibile ha peggiorato il quadro che ieri i suoi colleghi ci avevano fatto. Ma non è stata questa la parte più difficile da digerire: lasciato il valico ci siamo diretti ad uno degli hub della Mezzaluna Rossa egiziana. Migliaia e migliaia di materiali umanitari stoccati da mesi qui a pochi km da dove si muore di fame e di mancanza di adeguate cure sanitarie, oltre che per le bombe. Qui percepisci l’intenzionalità della politica israeliana nel perseguire, oltre all’azione militare devastante, anche la persecuzione umana di donne, uomini e bambini colpevoli solo di essere nati palestinesi. Non ci sono parole che si bloccano in gola quando il responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana ci dice che tutti questi materiali sono stati respinti dall’esercito israeliano. Cioccolata compresa perché non ritenuta un bene primario.

L'articolo di Walter Massa continua a questo link:



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