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Tensioni interne, mobilitazioni e stanchezza di guerra: quale futuro per l’Ucraina?

Da oltre tre mesi, l’attenzione per il conflitto fra Israele e Hamas a Gaza ha fatto scivolare in secondo piano la guerra in Ucraina nell’ordine del giorno dell’agenda internazionale. Più o meno nello stesso arco di tempo, è rimasto irrisolto lo stallo al Congresso statunitense: la serrata opposizione dei repubblicani – che alla vigilia delle presidenziali di fine anno insistono su temi di politica interna, tra cui il rafforzamento del confine fra USA e Messico – ha impedito l’approvazione di un piano economico e militare di sostegno all’Ucraina da oltre 61 miliardi di dollari, programmato dall’amministrazione Biden.


Dopo la formalizzazione di una tranche da 250 milioni di dollari a fine 2023, lo scorso 3 gennaio il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha dichiarato “che non ci sono ulteriori fondi a disposizione” per sostenere Kyiv. Sebbene secondo alcuni analisti il maxi-pacchetto di aiuti dei democratici potrebbe essere ugualmente approvato nelle prossime settimane, il tema di un probabile indietreggiamento di Washington dalla causa ucraina (quasi certo, in caso di elezione di Donald Trump) ha generato preoccupazioni sul futuro stesso della resistenza quasi biennale di Kyiv all’invasione. In quello che si appresta a diventare il più grande anno elettorale della Storia, pure il destino dell’Ucraina potrebbe essere deciso alle urne, citando il titolo di una recente analisi di Eugene Chausovsky su Foreign Policy.
Nonostante ciò, i segnali politici per l’ottimismo non sembrerebbero mancare....

L'analisi di Andrea Braschayko continua a questo link:


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