Michel Bertrand: "Siamo liberi credenti?"

Questa domanda riguarda sia la nostra vita nella società che la nostra vita nella Chiesa. Ecco perché il soggetto è “noi”. Infatti, non si può essere liberi senza gli altri, non si può essere liberi credenti senza gli altri, credenti o no, perché non possiamo vivere senza gli altri e moriremo delle nostre chiusure. [...] Possiamo chiederci se sono generalmente i “forti”, i benestanti, i privilegiati (e anche noi lo siamo!) che possono, per questo, permettersi di essere più aperti, più liberi, più liberati... [...]


Il nostro posizionamento nella società può condizionare, più di quanto pensiamo, la nostra libertà e le nostre libere credenze e soprattutto la maniera di esprimerle. Non ci capita di testimoniare talvolta una libertà arrogante e sicura di dé, che i piccoli nella società e nella Chiesa non possono sentire né sopportare? Il che spiega il fatto che talvolta si ritengano non riconosciuti e umiliati, come mostrano i discorsi contro le élite, gli esperti, i “saccenti”, i forti, quelli che hanno i mezzi materiali, culturali ecc. della loro libertà. E quindi anche le parole per pensarla, dirla e difenderòa. Ritengono allora, a torto o a ragione, che sia un lusso che loro non possono permettersi.

Ci rendiamo conto che coniugare libertà e alterità, libertà individuale e vita in società, è complicato. Al punto che Kant lo esprimeva con un ossimoro, parlando della “insocievole socievolezza dell’uomo”.

Eppure questa è una sfida da raccogliere continuamente, e anche una posta in gioca decisiva e urgente in una società minacciata di “deregolamentazione”, scollegamento, svincolamento e talvolta di disintegrazione.

L'intero estratto dell'intervento di Michel Bertrand è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202312/231229bertrand.pdf

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