Il dialogo interreligioso ha compiuto dei passi indietro con l’atteggiamento tenuto da diversi esponenti del mondo cattolico, anche ai più alti livelli, dopo la strage del 7 ottobre. Sono stati numerosi gli episodi che hanno contribuito a questo processo, talvolta anche recuperando atavici pregiudizi dell’antigiudaismo cattolico che si auspicava fossero stati superati con i passi importanti compiuti negli ultimi decenni, dal Concilio Vaticano II alle visite degli ultimi tre pontefici nel Tempio Maggiore di Roma, solo per citare alcuni dei momenti più significativi.
Questa situazione è stata rilevata dal Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni nell’incontro che si è tenuto alla Pontificia Università Gregoriana in occasione 35ma Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il discorso di Rav Di Segni ha seguito quello di padre Philipp Gabriel Renczes, gesuita, decano della Facoltà di Teologia della Gregoriana, già direttore del Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici.
Il programma della Giornata viene deciso molti mesi prima da una commissione congiunta formata da componenti della Conferenza Episcopale Italiana e l’Assemblea Rabbinica Italiana. Prima del 7 ottobre si era deciso di discutere la profezia di Ezechiele “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” (Ez. 37, 1-14). Dopo la strage nel sud di Israele, si è aperto il dibattito su come si dovesse procedere: la decisione è stata di mantenere il tema biblico, ma senza togliere spazio all’attualità.
Dal testo di Ezechiele è dunque partita la riflessione di Rav Di Segni e proprio la discussione esegetica lo ha portato a rilevare ...
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