C'è spazio oggi per una buona notizia? I mezzi di comunicazione si concentrano su notizie angoscianti: guerra, crisi economica, finanziaria, politica, crisi dei valori, crisi ecologica... Hanno sempre maggior accoglienza coloro che Papa Giovanni, nel discorso di apertura del concilio Vaticano II, ha definito come "i profeti di sventura".
È necessario tener conto della realtà in cui viviamo, con tutta la sua complessità, ma non dobbiamo dimenticare che questa realtà è stata illuminata da una "Buona Notizia" che l’ha trasformata definitivamente.
L'inizio dell'attività pubblica di Gesù rivela l'ambiguità della storia. Da una parte finisce un'epoca, e si conclude tragicamente, con l'arresto e la decapitazione di Giovanni Battista, il precursore di Gesù. E dall'altra appare Gesù, che inizia un tempo nuovo con l'annuncio della "Buona Notizia". Egli dichiara, in nome di Dio, che il tempo della lunga attesa, del popolo di Israele e di tutta l'umanità, è compiuto. Ora il regno di Dio si farà presente in Gesù. In lui si potrà vedere finalmente il mondo come Dio l’ha sognato: "Il regno di Dio è vicino".
L’accoglienza del tempo nuovo esige una risposta generosa: "Convertitevi e credete", abbiate fiducia e accogliete questa buona notizia: Dio è amore gratuito offerto ad ogni persona, e vuole essere re di un'umanità nuova, giusta e riconciliata, che confida nella certezza del suo regno. Per questo è necessario cambiare il modo di pensare e la direzione della vita: "convertirsi", abbandonando strade di ingiustizia e di violenza, per un mondo di pace, uguaglianza e gioia. Un'altra mentalità, un'altra prospettiva deve guidare la vita, come Gesù insegnerà in tutto il vangelo, più con i fatti che con le parole.
Tutto ebbe inizio in Galilea, una regione poco ortodossa, aperta ai popoli pagani. Dopo la sua risurrezione Gesù chiederà ai discepoli di tornare in Galilea, di ricominciare da là, dal luogo degli inizi, della prima vocazione, il cammino dell'annuncio della Buona Notizia a tutti i popoli.
I primi ad essere invitati a unirsi a Gesù furono due fratelli, Andrea e Simone, convocati dal luogo del loro lavoro: "Gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori". Non sono in un luogo di culto, in un tempio o in una sinagoga, ma nelle attività della vita, nelle fatiche, nelle conquiste e delusioni di ogni giorno. Sono pescatori poveri, non hanno che le loro reti da gettare in mare. Lì arriva la chiamata: "Venite dietro a me!". Seguire Gesù, camminare dietro a lui, che va davanti aprendo la strada, e collaborare con lui alla realizzazione del suo progetto.
Ha una proposta per i due fratelli: "Vi farò diventare pescatori di uomini". Metteranno ciò che già sanno fare, la loro esperienza e abilità di pescatori, al servizio del regno di Dio, per far uscire l'umanità dal vortice che vuole inghiottirla, sommersa in un mare di egoismo e di ingiustizia, e farla salire alla luce della vera vita, della solidarietà e dell'amore.
La risposta dei due è semplice ed esemplare. Forse il processo di seguire Gesù è stato per loro più difficile e complesso di quanto non appaia nel racconto. Ma il vangelo di Marco vuole che ci identifichiamo con l'atteggiamento generoso dei primi chiamati, che “subito lasciarono le reti e lo seguirono". Nessun legame può impedire o trattenere la sequela: fiducia totale da parte di coloro che hanno creduto e cambiato la direzione della loro vita.
La risposta di altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, deve essere costata molto di più. Anche loro sono stati chiamati, ma stavano lavorando con il padre. Avevano la barca e altri lavoratori. Era una piccola impresa, senza dubbio più efficiente e ricca a confronto delle condizioni in cui praticavano la pesca i due discepoli precedenti. L'impresa di Zebedeo aveva i mezzi per andare al largo, con risultati migliori. Ma anche Giacomo e Giovanni seguono Gesù allo stesso modo: "subito", "essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui". Il padre era il simbolo dell'identità, dell'appartenenza, della tradizione, di tutto un mondo di valori e interessi. Attraverso il padre si trasmetteva al primogenito la benedizione dell’Alleanza. I due fratelli non esitano: avranno un altro padre, il Padre Dio, il Padre di Gesù; accoglieranno una nuova Alleanza e assumeranno altri valori, quelli del Regno che Gesù trasmetterà loro: saranno suoi collaboratori.
(Bernardino Zanella)
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