La memoria nell’era della post-verità

Quest'anno la ricorrenza del Giorno della Memoria non potrà essere liquidata come l'ennesimo adempimento, in sé comunque già da tempo divenuto scettico e stanco, quindi inflazionato e usurato, di un obbligo istituzionale


Evitiamo le geremiadi, i capi cosparsi di cenere come anche le facili auto-assoluzioni. Ancora meno, a tale riguardo, le gratuite sovrapposizioni, l’uso disinvolto di parole e, soprattutto, di pensieri facilmente generalizzabili. Semmai muoviamoci nelle sabbie mobili del pensiero di senso comune, dotati tuttavia di una necessaria circospezione critica. Come tale, non sospettosa ma comunque analitica. No, quest’anno la ricorrenza del Giorno della Memoria non potrà essere liquidata come l’ennesimo adempimento, in sé comunque già da tempo divenuto scettico e stanco, quindi inflazionato e usurato, di un obbligo istituzionale. Poiché, già nel suo essere tale – ossia cristallizzato in un ritualismo che si esprime con la medesima enfasi posticcia di certe routine del tempo trascorso – invece svuota di concreti contenuti il passaggio storico che dice di volere altrimenti rammentare e, quindi, vivificare.

Se l'imperativo del «mai più!» ha raccolto inizialmente una qualche adesione, pare adesso essere invece smentito, di giorno in giorno, dal riscontro dei fatti, delle cronache, dello stesso smarrimento collettivo...

L'articolo di Claudio Vercelli continua a questo link:


Nessun commento:

Posta un commento