Mt 2,1-12 – Epifania

Nel 2023 una stella è nata in Italia e in molti stanno seguendo il suo esempio: è Sinner. Questo è il nostro linguaggio comune; ancora di più nei tempi antichi nei quali si credeva che, quando nasceva un bambino, spuntasse una nuova stella … è quella seguita dai “magi”.


“Eccomi” ha detto il Signore a Natale presentandosi come una spada a doppio taglio che non lascia tranquilli. Una Parola che si propone come guida nelle nostre scelte rendendoci capaci di rimanere vigili, guardando avanti, aperti al futuro. La possibilità di riconoscere il Signore che viene, che si manifesta è data a tutti, anche a chi è insignificante agli occhi del mondo. Viene a visitarci per rischiarare chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte, chi vive secondo le logiche del profitto, mettendo al centro unicamente il proprio io, il proprio interesse, il proprio tornaconto personale usando tutti i mezzi a disposizione, senza guardare in faccia nessuno, senza calcolare i danni “collaterali” che la sua azione può causare sia dal punto di vista umano, sia economico, sia sociale. La nostra storia quotidiana è ricca di questi esempi e lo scempio che realizza è sotto gli occhi di tutti: dalle chiusure ai migranti, alle guerre, alle scelte economiche dei governi. Sono come ciechi che guidano altri ciechi (Mt 15,14) come i “maghi” (parola che significa ingannatori, truffatori, corruttori) che nell’Evangelo di oggi la traduzione addolcisce in un insipido “magi”. Nel Talmud si legge che “chi impara qualcosa da un mago, merita la morte” (Shab.B.75b), già vive nelle tenebre della morte; così anche nella Didaché (2,2), il primo “catechismo” dei cristiani.

Matteo sa che sta presentando un qualcosa di scandaloso e, infatti, c’è un “ecco!”, un avverbio con il quale si suole introdurre qualcosa di inatteso. Chi poteva attendersi che il Messia venisse riconosciuto non dagli ebrei ma da stranieri pagani e per lo più dei maghi? Nelle catacombe romane sono raffigurati da subito accanto a Gesù, due secoli prima dei pastori e delle pecore che compaiono solo nel IV secolo. Quindi presenze scomode ma importanti: perché? Il riferimento di Matteo è a un oracolo di un altro mago, Balaam “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro (cioè un regno straordinario) sorge da Israele” (Nm 24,17).

La stella che appare e si manifesta nel mondo è Gesù; è la luce che rischiara il buio, avvolge i pastori, illumina le genti: è l’epifania.

Che cosa fanno i maghi, questi pagani della peggior specie? Alzano lo sguardo, si interrogano, si mettono in movimento; sono disposti anche a lasciarsi condurre lontano dalla loro ricerca. Di contrappunto c’è il re Erode e con lui tutta Gerusalemme bene agganciati alle loro poltrone, alla loro situazione di privilegio, al tranquillo tran-tran da difendere: rimangono “turbati”; il verbo greco usato da Matteo richiama quello di acque tumultuose, le stesse della tempesta che più avanti Gesù sederà (Mt 8,23-27).

Avuta l’indicazione di Betlemme, i maghi si rimettono in cammino e, uscendo da Gerusalemme, rivedono la stella: è l’invito per noi ad uscire dalle nostre sicurezze, ad avere la forza di riprendere il largo, ad uscire dalle logiche del mondo, dalle sicurezze delle nostre Comunità che finiscono per soffocare. È l’invito ad essere “nomadi” avendo come guida la stella, la luce di Gesù, la Parola fatta carne che è e rimane tra di noi fino alla fine dei giorni.

Non è facile uscire dalle nebbie fitte che ci circondano, si dileguano ma anche ritornano con un ritmo improvviso, mai uguale: l’importante è non abbandonare la ricerca, la speranza che è una certezza che si dilegueranno definitivamente ed allora esploderà una gioia immensa e ci scopriremo essere quell’oro, incenso e mirra da donare, da mettere a disposizione del Signore perché porti a compimento, attraverso di noi la sua opera.

In fin dei conti nel Battesimo, siamo stati immersi nella sua realtà e diventati re (oro), sacerdoti (incenso) e profeti (mirra).

L’oro dice che tutti siamo preziosi agli occhi di Dio, l’incenso è l’elemento specifico del servizio sacerdotale, la mirra è la maggiore componente (con il cinnamomo, la canna aromatica e la cassia) dell’olio per l’unzione di re, sacerdoti e profeti con il quale tutti i cristiani vengono unti durante il Battesimo e poi alla Confermazione. La mirra richiama il profumo dell’amore esclusivo e appassionato come esperienza appagante ma pure come la sofferenza che l’amore provoca, così viene descritta nel Cantico dei Cantici: è la nostra vita.

Ecco chi sono gli uomini, cosa sono chiamati ad interpretare da qualsiasi luogo provengano, di qualsiasi religione e cultura e stato sociale; l’importante è che siamo in ricerca, con lo sguardo rivolto in alto, aperti al futuro e ricchi di speranza come Simeone, Anna, Maria, Giuseppe, i pastori, i maghi …

(BiGio)

 

 

 

2 commenti:

  1. Grazie per questo commento che mi interroga sul mio vissuto di credente. Dove guardo? Cosa cerco? Con chi? Cosa offro? Una buona provocazione per una attenta revisione di vita, di fede. GRAZIE
    Maria Ferrari

    RispondiElimina
  2. Grazie per l'alternativa interpretazione dei doni specialmente della mirra

    RispondiElimina