IV Domenica P.A. - Mc 1,21-28

Passare dall’essere sotto una autorità dominatrice ad una autorità liberatrice e umanizzante come quella di Gesù, porta alla scoperta di una novità inattesa che desta stupore e desiderio di proseguire. È un nascere di nuovo, un essere "pescati" a una nuova vita, un modo di essere  prima sconosciuto.



La settimana scorsa Marco ha iniziato a raccontarci il “lieto annuncio” portato da Gesù: “Il Regno di Dio è qui, convertitevi e credere nel Vangelo”, fattelo vostro, attivatelo, rendetelo attuale nella vostra quotidianità, visibile a tutti mettendo al centro il bisogno dell’altro e non il vostro interesse personale. Diventate “pescatori di uomini” cioè fateli uscire da una realtà nella quale possono solo soffocare di egoismi, ritorsioni, vendette, cupidigie, corruzioni, violenze, guerre fratricide e iniziateli al mondo della misericordia del Padre. È urgente il farlo e questo è sottolineato dall’uso di un avverbio di tempo “subito” che in questa parte dell’Evangelo di Marco torna ripetutamente dando un ritmo preciso.


Questo è il suo annuncio da portare ovunque perché ogni dove convivono il grano e la gramigna, le persone da salvare non sono solo sulle strade ma anche nelle sinagoghe; non solo nei luoghi nascosti frequentati nella penombra da ogni tipo di malavitosi, viziosi o operatori di ogni tipo di violenza, ma anche nelle assemblee delle nostre Comunità. Anzi, in ciascuno di noi stessi: non dobbiamo in ogni istante scegliere a volte tra opposte tenzioni, tra il male nel quale possiamo affogare, le reti che ci trattengono dal realizzare la misericordia del Padre per salvaguardare la nostra realtà e l’aderire fino in fondo alla donazione di sé seguendo l’esempio di Gesù?

Il grido di quell’uomo “posseduto da uno spirito impuro” è proprio questo e parla al plurale maiestatis a nome di tutta l’assemblea, di tutti gli uomini: “che vuoi da noi, Gesù Nazareno?”, ci vuoi far uscire dal nostro tran-tran, dalle sicurezze che un certo ordine delle cose ci garantisce, ci vuoi far alzale lo sguardo, guardare oltre noi stessi, uscire dai nostri ristretti affetti ed orizzonti e guardare agli interessi generali, a quanto sta avvenendo nel mondo intero e non solo in quella parte che a noi interessa anche se per nobili motivi.

Gesù offre una prospettiva libera da pregiudizi, anche da quelli più nobili ma che possono sfociare in concezioni o rapporti sbagliati come, per esempio il pensare un Dio quale un legislatore punitivo; immagine che porta ad una sudditanza cieca, come quella esistente tra padrone e, nemmeno servo bensì schiavo, situazione dove non c’è libertà ma paura.

Allora si comprende lo stupore nell’ascoltare il suo insegnamento forse provocatorio, sicuramente stimolante che non permette di rimanere supini in un assuefatto allo status quo. È come un colpo di frusta che risveglia e divide tra la difesa della tranquilla realtà vissuta e l’apertura ad una novità di vita; tra una chiesa piramidale dove la delega alla gerarchia è ricca di comodità e un cammino nella corresponsabilità sinodale nel quale fiorisce la fraternità.

Gesù Nazareno … so chi tu sei: il santo di Dio! cioè colui che è stato inviato per separare, tirare fuori l’uomo dalla sua bolla di cristallo dove è stato rinchiuso e attirarlo in quella del Padre: dalle tenebre alla luce. Questa è l’attività di “santificazione” che Gesù è chiamato a compiere e che ci chiede di condividere con lui. 

Sei venuto a rovinarci”(letteralmente "distruggere"). Quest’uomo non parla certamente a nome dell’assemblea che, anzi, era rimasta favorevolmente sorpresa da Gesù e dal suo annuncio fatto con autorevolezza, cioè avendo alle spalle non una cultura libresca, ma un concreto vivere secondo lo spirito, secondo la volontà di amore e di misericordia del Padre. Parla invece a nome di chi ha interesse a mantenere sotto controllo la realtà che ora si sente scappare di mano e sa che finirebbe per trovarsi in grandi difficoltà.

Gesù non entra in dialogo, taglia corto: “Taci! Esci da lui!”. È un preciso insegnamento per noi: se li lasciamo parlare possono finire per ammaliarci. In fin dei conti vanno incontro ai desideri del nostro io, all’egoismo, alla superbia, fino al più mite desiderio di vivere senza fastidio alcuno. È bene tacitarli subito. Volentieri è una lotta “straziante” che fa gridare tutta la sofferenza nel mentre si decide da che parte stare. Cambiare modo di vivere, dare un altro senso alla nostra realtà non è mai una operazione indolore e, in ogni caso non è mai una volta per tutte. Passare dall’essere sotto una autorità dominatrice ad una autorità liberatrice e umanizzante come quella di Gesù, porta alla scoperta di una novità inattesa che desta stupore e desiderio di proseguire, di andare più in profondità nel conoscerla. È un nascere di nuovo, una nuova vita, un modo di essere sconosciuto prima: un cammino è iniziato.

(BiGio)

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