Il valore semantico della parola “Amore”, Ahavàh in ebraico



 

Come in latino, ogni lettera dell’alfabeto ebraico ha un valore numerico che in un ramo della loro mistica chiamata gematria, vengono assommate e il risultato confrontato con uguali somme date da altre parole. Ne emergono significati spirituali sorprendenti.


L’Evangelo di oggi al suo centro oggi ha la parola “Amore”, Ahavàh in ebraico. È una parola di grande potenza che vale 13, lo stesso valore di Uno (Echàd). Insieme queste due parole valgono 26, che è il valore del Tetragramma, il nome impronunciabile del Signore, che manifesta il suo volto misericordioso (Es 34,6). Già questo evidenzia la sua importanza e l'associa al chi concretamente è il nostro Dio.


Ahavàh, secondo Samson Raphael Hirsh (un rabbino tedesco del 1800), deriva da una radice antica (Yod-He’-Bet) oggi usata in rare forme che significa “offrire”.

C’è una canzone molto celebre nella cultura ebraica, spesso intonata nei matrimoni e nelle feste che inizia così: “Orsù (Hàva), rallegriamoci e siamo contenti. Svegliatevi fratelli con un cuore gioioso”.

La Hàva (Orsù) di questa canzone deriva anch’essa da questa rara radice e prende il senso dell’affrettarsi a dare


La struttura della parola (Ahavàh, Amore) è molto interessante.


Àlef è la prima lettera. La Àlef è una lettera "muta", non esprime un suono, ma risuona potente nel suo silenzio primordiale e all’inizio della parola funge da motore: così il significato dell’offrire si espande a dismisura.

Secondo la mistica ebraica per questo l’amore è stato ed è la prima legge naturale universale che ha messo in moto e continua a movimentare tutto.


Poi ci sono due He’, anch’esse sono lettere "mute" ma aspirate come il suono del ritmo del respiro, anche tra quelle che il Signore pronuncia parlandoci. Esse fanno da cornice alla Bet che accoglie l’energia della Àlef ed è segno indelebile della benedizione che accompagna l’amore.


Il valore 13 ricorda anche la parola Bachàg (= nella festa): non esiste vera festa ove la gioia non si accompagni all’amore.

(BiGio - rielaborazione da: Crescere con le radici delle parole ebraiche)

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