Non siamo padroni della Parola, ma affidati e custoditi da essa

 Sia Gesù che Paolo, congedandosi dai loro discepoli, sono soprattutto preoccupati di questo: che la loro vita sia custodita. Che cosa veramente custodisce la nostra vita? Noi abbiamo spesso la preoccupazione di ammassare ricchezze, di avere conti in banca, di farci delle sicurezze… ma queste veramente custodiscono la nostra vita. Il Vangelo di Luca, se credessimo questo, ci chiamerebbe «stolti» (cf. Lc 12,20).


Gesù nella sua preghiera chiede al Padre: «custodiscili nel tuo nome». Cioè Gesù chiede al Padre di tenere legati a sé i suoi discepoli anche nel tempo della sua partenza da loro, di non abbandonarli. Questa stessa richiesta viene poi riformulata in un altro modo: «consacrali nella verità. La tua Parola è verità». Per essere custoditi nel nome di Dio, i discepoli di Gesù devono essere consacrati in quella verità che è la Parola di Dio, la sua volontà, quella che Gesù stesso ha fatto conoscere a loro: «io ho dato a loro la tua parola». Ciò che custodisce i discepoli nel nome di Dio, e li custodisce dal Maligno, è quella Parola di Dio che Gesù ha trasmesso loro.

(…)

Paolo, così come Gesù, individua nella Parola di Dio, l’unica realtà che può preservare i discepoli da questi pericoli che incombono. Egli usa un’espressione molto suggestiva: «vi affido alla parola della sua grazia». Non è la Parola di Dio che è affidata alla Chiesa, ma è la Chiesa che è affidata alla Parola. Spesso noi pensiamo il contrario, quasi fossimo noi i custodi della Parola: ci sentiamo in dovere di «difendere» la Parola di Dio. In realtà è la Parola di Dio che custodisce la nostra vita, la vita della Chiesa. La Parola di Dio sa difendersi da sola. Per evitare di diventare noi «inciampo» per la fedeltà al vangelo, attirando persone dietro a noi e non dietro a Gesù Cristo, l’unico antidoto è quello di affidarci alla Parola della grazia.

Gesù e Paolo in fondo ci dicono oggi la stessa cosa: è la Parola di Dio, contenuta nelle Scritture, ad essere il custode della nostra vita nel tempo che va dalla Pasqua di Gesù fino al suo ritorno. Chiediamo al Signore di non sentirci noi padroni della Parola, ma di saperci affidati ad essa e alla sua potenza. Ogni giorno, la Parola di Dio letta e meditata, gustata e amata, è ciò che custodisce la nostra vita da male. Gesù e Paolo ci hanno lasciato questo dono come testamento. Gesù per questo a rivolto a Padre la sua ultima preghiera per noi.

Matteo Ferrari (monaco di Camaldoli)

Nessun commento:

Posta un commento