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SS. Trinità – MT 28,16-20

Non si tratta di provare a dire cosa è la Trinità, ma di vivere

 


Abbiamo concluso il tempo pasquale con la celebrazione dell’Ascensione e della Pentecoste. L’Ascensione invitava a non guardare in cielo ma guardare in avanti vivendo la storia che incontriamo giorno per giorno, a non a distarci dagli uomini che Dio ama neanche il nome di Dio.

Assieme a questo mandato, ci svelava una realtà: la possibilità di stare già oggi alla destra di Dio dove Gesù si è assiso, vivendo quella pagina che Matteo ci ha consegnato nel capitolo 25 del suo Vangelo. Vi sta scritto che Dio dirà “venite alla mia destra” a coloro che, anche senza saperlo, danno da mangiare e da bere, vestono e visitano coloro che ne hanno bisogno, incontrandosi così con Dio anche quando ritengono di incontrarsi soltanto con gli uomini. 

La Pentecoste ci ha assicurato che, se in questo guardare avanti stando la testa di Dio noi in fondo siamo soli, pieni di dubbi nei confronti del mondo, di noi stessi e spesso anche nei confronti del Signore, Dio ci mandava il suo spirito, il con-solatore che sta appunto con i soli, per guidarci nella storia comprendendo sempre più la verità, donandoci lingue nuove per imparare a tradurre oggi quelle parole, quell’annuncio che Dio lungo la sua vita fino alla morte e alla risurrezione ci ha consegnato.

 

L’Evangelo di oggi aggiunge che, per vivere questo, non ci serve una fede certa, una verità “posseduta”, ci è chiesto solo di saperci affidare a quelle consegne che il tempo pasquale ci ha fatto: questo è “tutto” per il credente. 

La parola “tutto” ritorna quattro volte nel discorso che Gesù fa congedandosi dei suoi discepoli: “mi è stato dato ogni potere (tutto il potere), in cielo e in terra”, “ammaestrate tutte le nazioni”, “insegnate ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”, “io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Se noi ripercorriamo questi “tutto”, possiamo scoprire il volto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Gesù dice: “mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. È il Padre che ha reso “signore” Gesù non solo in cielo ma anche in terra. Ci viene in aiuto il brano del Deuteronomio della prima lettura: “non si è mai udito che un Dio si faccia così vicino a noi come Dio è vicino al nostro popolo”. Dio ha mostrato il suo vero volto incarnandosi: è il volto del Padreche ama l’uomo e suo Figlio donandogli la sua “signoria” e confidandogli tutto.

Andate ad evangelizzare tutte le genti dicendo tutto ciò che io vi ho detto”, questo è il volto del Figlio che, obbediente al padre che gli ha donato la sua signoria, diventa il Dio per tutti gli uomini, per tutte le nazioni, che non ci nasconde nulla, che ci dice tutto ciò che ha appreso dal Padre.

Le ultime parole di Gesù che Matteo ci ha fatto ascoltare sono: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” è il volto dello Spirito Santo, del con-solatore che ci guida nella vita e nel tempo, fino a saper portare il peso della verità tutta intera.

Possiamo tradurre dicendo che queste sono anche le tre dimensioni che noi, con parole prese dal linguaggio della Bibbia, chiamiamo la regalità la profezia e il sacerdozio che a tutti coloro che sono guidati dallo spirito di Dio dona. La lettera ai Romani dice: “tutti coloro che sono guidati dallo spirito di Dio, costoro sono figli di Dio”.

In fondo noi, con la celebrazione mistero pasquale, siamo stati introdotti e immersi (battezzati) nel cuore di Dio (come Lui si era immerso – battezzato – nella nostra umanità). Siamo chiamati ad imparare il suo mestiere, ad essere noi Dio per gli uomini, dando anche noi tutto ciò che possediamo, donando agli uomini che incontriamo il potere, che è un potere che assume il volto del servizio. Siamo chiamati a far conoscere tutto ciò che Dio ha fatto conoscere a noi, rimanendo con gli uomini soli come noi abbiamo la certezza che Dio ci consola e sta con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Questa cosa non si è mai udita dice il Deuteronomio, Dio è Dio non solo in cielo ma anche quaggiù sulla terra. 

Allora ognuno di noi con verità può dire: anch’io sono guidato dallo Spirito di Dio e per questo sono figlio di Dio e, per questo, vivo nel cuore della Trinità. Non si tratta di provare o di riuscire a dire che cosa sia la Trinità, si tratta di riuscire a vedere Dio in tutte le persone che incontriamo e, soprattutto, a vedere tutte le persone che incontriamo in Dio, vivendo così la Trinità, imparando a guardare avanti, imparando dallo Spirito Santo ad essere consolati e, soprattutto, con parole nuove a consolare coloro che incontriamo.

(BiGio)

 

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