Giovedì Santo: Gv 13,1-15

La pagina evangelica si apre su un’annotazione che ci fa entrare nella vita interiore di Gesù. “Gesù sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre”. Tutti i gesti che Gesù compirà sono mossi da questo suo sapere e radicati in esso. Questo sapere è anzitutto coscienza, coscienza di fede. Non si dice infatti che Gesù sapeva che stava per morire, ma che sapeva che era giunta ormai l’ora di passare da questo mondo al Padre. La morte, certo, ma letta e assunta e creduta nella fede come pasqua, come passaggio, come esodo. Quella morte non è più fine, ma passaggio, compimento.  


Questo sapere è dunque coscienza intima, non è esibito, non è proclamato, non è divulgato, ma è pudicamente protetto con discrezione e custodito nel cuore. Questo sapere di fede infatti abbraccia e comprende anche il sapere che uno dei Dodici, Giuda, sta per tradirlo, ma anche la conoscenza del rinnegamento di Pietro, la conoscenza del male che gli sarà rivolto contro. 

Se Gesù sa, i discepoli non sanno. E Gesù lo dirà esplicitamente a Pietro: “Quello che io faccio, ora tu non lo sai”, non lo conosci e nemmeno lo comprendi nella fede, non lo cogli nel suo senso recondito e profondo che rinvia alla mia morte e resurrezione. L’azione che scaturisce da questo sapere non è contro Giuda, né di ammonizione a Giuda, e neppure di esclusione o di espulsione, ma di sottomissione. È un’azione che l’evangelista chiama di amore, di agape. Gesù, sapendo, amò fino alla fine.

 

Giovanni pone in continuità ciò che Gesù compie ora con ciò che ha sempre compiuto. Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine. Gesù persevera nell’amare, nella fatica dell’amare. Il sapere che lo abita, anche la conoscenza deludente dei suoi, la conoscenza che certamente lo amareggia, e che arriverà a turbarlo profondamente (Gv 13,21), conoscenza sintetizzata in Giuda che tradisce e Pietro che rinnega, non lo porta a interrompere la sua fedeltà, a smettere di amare, ma lo spinge ad andare fino alla fine sulla via dell’amore. 

Gesù decide di amare, ne fa una scelta anche se questa scelta lo divora, lo inghiotte, lo uccide, potremmo dire. Gesù, fa dell’amore il suo abito: con il suo svestirsi e vestirsi, con il suo deporre il mantello e con il suo vestire il panno di lino che lega attorno alla vita con una cintura, egli in verità fa dell’amore il suo abito. Ma l’abito dell’amore è l’abito del servo, è l’atteggiamento dello schiavo. L’amore fino alla fine è farsi servi di coloro che si ama. Certo, ci possiamo chiedere: che amore è questo in cui c’è tale dissimmetria tra colui che ama e coloro che sono amati? È un amore vivibile sapendo il Padre, conoscendo il Padre, cioè, grazie alla fede. Sì, mentre si dice che Gesù amò fino alla fine, si dice anche, in verità, e forse ancor più profondamente, che Gesù credette fino alla fine. Ebbe fede fino alla fine. E solo grazie alla fede Gesù poté amare fino alla fine anche chi amabile non era, anche chi rifiutava il suo amore o semplicemente non lo vedeva o vi restava indifferente. Certo, il gesto di Gesù, il gesto scandaloso per cui il Signore e il Maestro si fa schiavo e compie i gesti dello schiavo, è irricevibile e Pietro lo dice a chiare lettere: “Tu lavi i piedi a me?”, “Tu non mi laverai mai i piedi”.

 

C’è un rifiuto di questo gesto percepito nella sua portata scandalosa così come nel IV vangelo c’è anche il rifiuto delle parole di Gesù percepite come troppo dure. Dopo il discorso sul pane di vita dove Gesù si è presentato come pane disceso dal cielo e dopo aver affermato che chi mangia di lui vivrà anche per mezzo di lui, ecco che molti suoi discepoli si scandalizzarono e dissero: “Questa parola è dura, chi può ascoltarla?”. E anche lì si parla della conoscenza che Gesù ha dei suoi discepoli, delle mormorazioni del loro cuore, e di chi fosse colui che l’avrebbe tradito (cf. Gv 6,60ss.). Rifiuto della lavanda dei piedi e rifiuto delle parole sul pane di vita dicono la non-fede dei discepoli: “Gesù sapeva chi erano coloro che non credevano e sapeva anche chi era colui che l’avrebbe tradito” (Gv 6,64). Pietro rifiuta un Gesù schiavo. E probabilmente non capisce nemmeno esattamente cosa significhi che se non si lascia lavare i piedi non avrà parte alcuna con lui. Infatti, Gesù dovrà riprendere il suo gesto e le sue parole e spiegare ancora e dire: “Capite quello che ho fatto per voi?” (Gv 13,12). 


Che significa aver parte con Gesù? Come si ha parte con Gesù? Tutto diventa chiaro quando Gesù dice che i discepoli dovranno fare come ha fatto lui: vestire gli abiti dello schiavo, perché questo è vestire l’abito dell’agape, l’abito dell’amore, perché questo è vestire l’abito di Gesù. Queste parole sono consegna di un compito che è anche fondativo di una comunità. Anche della nostra comunità.


(da Luciano Manicardi)

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