Ogni tempo liturgico che ci è dato di vivere è un dono, un’opportunità per rimettersi in cammino, per ridare vigore ai nostri passi a volte esitanti, stanchi o delusi. Un dono che ci è offerto anche in questo tempo di guerra, patita non solo dagli abitanti dell’Ucraina, ma anche da tanti altri popoli della nostra Terra, impegnati in lotte più o meno dimenticate dall’opinione internazionale.
La Quaresima è un tempo per lottare, ma non come stiamo facendo. La Quaresima è il «momento favorevole» (cfr. 2Cor6,2) per una battaglia che vorrebbe prepararci alla Pasqua, che è passaggio dalla morte alla vita e non il contrario, verso un’esistenza più rispettosa della dignità nostra, degli altri e del mondo che ci circonda. Un tempo che dovrebbe essere abitato da domande capaci di aiutarci a rinascere.
Donandosi nella mitezza, Gesù mostra non che la vita non ha senso, ma che essa possiede una dimensione ulteriore rispetto a quella che siamo soliti vedere: la dimensione dell’eternità, che non toglie nulla alla storia, ma la umanizza facendone intuire la sua dimensione nascosta, quell’altra parte della realtà che rende ai pensieri che abitano l’essere umano la possibilità di essere vissuti per il bene e non per il male.
Ma tutto questo che senso può avere e di che aiuto può essere nel tempo tragico che ci troviamo a vivere? Al termine di una Quaresima di guerra e alle porte di celebrazioni pasquali che si prospettano tristi e dolorose? Può ricordarci il punto dal quale possiamo ricominciare la nostra lotta per restare umani: dall’interrogare i pensieri che abitano il nostro cuore e dall’esporli alla luce delle Scritture. Le “nostre” guerre, piccole e grandi, fra individui come tra popoli, sono sempre l’esito da una mancanza di vigilanza sui pensieri che abitano il cuore di noi esseri umani, di aspirazioni che si trasformano in deliri.
La Quaresima e la Pasqua ci ricordano la necessità che abbiamo di porci sempre queste semplici domande senza mai stancarci, come singoli e come società: Da cosa ci lasciamo dominare? Quali desideri nutriamo nel cuore? E poi, ancora: In quali spazi riduciamo i nostri orizzonti? Siamo capaci di scorgere l’altra dimensione del tempo e della storia, indispensabile per disinnescare la potenza mortifera che si nasconde nei nostri pensieri?
L'intera riflessione di Sabino Chialà (Priore di Bose) a questo link:
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-04/quo-082/per-restare-umani.html
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