Se questa è la prospettiva dell’economia della salvezza - scrive Papa Francesco - dobbiamo imparare ad accogliere la nostra debolezza con profonda tenerezza. Il maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza
Una squisita manifestazione dell’amore è la tenerezza. La tenerezza è la capacità di esprimere l’amore nelle piccole cose, nell’umile gesto di un sorriso, di un abbraccio, di un bacio, di un fiore, di un bicchiere di acqua “fresca”, come sottolinea con tenera delicatezza Gesù nel Vangelo (Mt 10, 42). La tenerezza è un’espressione di profonda, delicata dolcezza che nasce dall’amore e che troviamo in grado eminente in Dio che, come una Madre, ci ha generati e ci rigenera continuamente col Suo Amore.
Di quante premure non ci circonda il Signore? Egli ci “trae a Sé con legami di bontà, ci solleva alla Sua guancia” (cfr Os 11, 4), come fa un Padre con il suo figlio piccolino, perché possiamo respirare il Suo Amore e sentirne il calore. Ci ha donato il Suo Figlio perché ci rivelasse questo amore gratuito, preveniente e appassionato per noi Sue creature. Ci ha resi figli nel Suo Figlio e, nella Sua morte di Croce, ci ha redenti per renderci partecipi della Sua Gloria, affinché la nostra gioia fosse piena.
Dio è tenerezza. Se noi non arriviamo a percepire la tenerezza dell’amore di Dio, in Gesù, per ognuno di noi, mai potremo capire cos’è l’amore di Cristo. Dio si china con tenerezza anche sulle nostre fragilità. Spesso noi pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. ...
L'intera riflessione di Cristiana Scandura a questo link:
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