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III Domenica di Pasqua – Gv 21,1-9

Perché la pesca diventa abbondante se la rete viene gettata sul lato destro della barca?
"Pasci i miei agnelli". Pietro non riceve alcuna prerogativa o potere, ma un compito. 


Dopo la Risurrezione, gli Apostoli e un gruppo di discepoli, impauriti, erano rimasti chiusi in casa in attesa degli eventi. Lì Gesù venne e stette in mezzo a loro. Lo riconobbero non per il suo volto, ma per la sua umanità ferita, che è la nostra umanità. Li invita prendere coscienza della propria realtà, a non temerla, ma a partire da questa, di amarla nelle sue difficoltà, nelle sue malattie, nelle sue diversità, anche nella sua capacità di odiare fino ad uccidere l’altro da sé. Gesù stette in mezzo a loro senza più andarsene: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro” aveva detto e così loro sperimentano.

 

Allora si separano e riprendono la loro vita quotidiana. In parte sono tornati a pescare sul mare di Tiberiade e lì, insieme a Pietro, oggi troviamo altri 4 Apostoli e due discepoli: sono in 7, numero che simboleggia la totalità. 

L’attività della pesca è la metafora del lavoro apostolico che Gesù ha affidato ai discepoli. Il fallimento del loro lavoro fa intravedere che questo è inefficace se non si è uniti al Signore come tralci innestati sulla vite. Infatti non “catturano” nulla, non “strappano (è la traduzione letterale) alcun “pesce” alle acque del mare che, nella Scrittura, rappresentano grandi pericoli fino alla morte fisica e spirituale. Senza Gesù la Chiesa non può strappare nulla al potere della morte.

Sta per albeggiare, si sta cioè passando dalle tenebre alla luce e stanno rientrando verso terra senza aver ottenuto nulla dal loro lavoro. Qualcuno dalla riva chiede loro non, come sarebbe logico aspettarsi, se hanno del pesce da mangiare, ma se hanno qualcosa da mangiare con il pane (questo significa il termine greco usato da Giovanni). Avuta una secca risposta negativa, quella “presenza” li invita a gettare nuovamente la rete dalla parte destra della loro barca e questa si riempie all’inverosimile.

Gesù in questo modo allaccia la loro vita quotidiana con la missione affidata. Non si tratta di fare “altro” o chissà cosa, ma di vivere il proprio mestiere con coerenza e capacità. Già questo è “annuncio” e, rimanendo in mezzo a loro, li aiuta evidenziando una carenza nel loro agire (la pesca infruttuosa) e indica come colmarla (gettare le reti dalla parte destra). Perché dalla parte destra la pesca diventa abbondante? Perché quello è il fianco trafitto del crocefisso dal quale uscì sangue e acqua. Questo significa due cose: che la missione può essere efficace solo se fatta e condotta nelle ferite d’amore di Gesù, assumendo la sua identità, vivendo come lui ha fatto. Contemporaneamente questo ci fa prendere coscienza che l’opera di evangelizzazione è il risultato della presenza di Gesù che sola può rendere efficace l’azione dei discepoli, delle nostre Comunità, della Chiesa.

 

Non viene descritta una reazione rispetto alla pesca straordinaria, ma il riconoscimento della persona in riva al mare di Galilea da parte di Giovanni: “È il Signore!” che mostra una capacità maggiore nel comprenderne la presenza. Pietro si disinteressa allora della pesca e, stretto il camiciotto che portava sopra la pelle per non essere impedito nel nuoto (non era “nudo” come viene normalmente tradotto), si getta in acqua per raggiungere Gesù. 

Sottolineando lo slancio di Pietro verso il suo Signore, l’evangelista ci mostra che non è rimasto ripiegato sul suo rinnegamento, ma corre verso Gesù, come aveva fatto verso la tomba una volta saputo che era stata trovata vuota.

Sulla spiaggia c’è un fuoco acceso che può richiamare quello accanto al quale Pietro si scaldava durante il processo a Gesù che, ora, chiede di portare alcuni dei pesci appena pescati. Pietro di nuovo corre verso la barca e trascina (da solo) a riva la rete che non si spezza. Gesù aveva predetto che sarebbe morto “per riunire i figli di Dio dispersi” (Gv 11,52) e anche “Attirerò a me tutti gli uomini” (Gv 12,32). Lui ha svolto il suo compito: qui c’è un passaggio di consegne, la rete ora è “tirata” da Pietro e questa non si lacera.

 

Gesù a questo punto invita a condividere quello che lui è (il pane) e il frutto del lavoro dei discepoli (i pesci), riaffermando che la sua opera si assembla quella della comunità. Non c’è una senza l’altra e viceversa; ambedue assieme realizzano nuovamente e per sempre, quella comunione che la morte aveva spezzato.

 

Dopo aver mangiato Gesù chiede per tre volte a Pietro se lo ama ricevendone conferma. La terza volta aggiunge “più di costoro?”. Qui non viene chiesto di fare un confronto tra lui e gli altri presenti; non sarebbe possibile e, d’altra parte, Gesù aveva rifiutato ogni competizione tra coloro che lo seguivano. Il significato piuttosto sta nella parabola dei due debitori insolventi ai quali il creditore aveva cancellato un debito di 50 e 500 denari chiedendo poi: “Quali dei due lo amerà di più?”.

Gesù dimostra così di aver perdonato tutti e senza rimproverare nessuno, suscitando così un amore proporzionale alla misericordia ricevuta.

Il dialogo con Pietro è pieno di sfumature, la sua risposta è importante perché mostra come la sua esperienza l’abbia trasformato. Non solo non cerca di prevalere sugli altri, ma non osa nemmeno affermare direttamente che sì, lo ama. Si affida piuttosto alla conoscenza che Gesù ha del suo cuore. Infatti la sua risposta non inizia con “io”, bensì con “Tu”: “Tu conosci il mio amore per te”.

Pasci i miei agnelli!” risponde per tre volte Gesù. Qui non dà alcuna prerogativa o potere a Pietro, lo carica invece del compito di vegliare sul gregge che lui ha riunito fino al dono di sé: le pecore rimangono di proprietà del Signore.

 

Pietro in passato aveva fatto professione di voler e saper seguire il Signore ovunque fino alla morte, smentendosi poi tradendolo e abbandonandolo; ora riceve l’invito di Gesù a seguirlo e questo avviene. Vale anche per noi: mettersi alla sua sequela non dipende dalla nostra volontà ma dalla capacità di rispondere alla chiamata o all’invito ricevuto. “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre” ha detto Gesù (Gv 6,44). Pietro aveva ricevuto un primo invito all’inizio dell’Evangelo e poi l’aveva contraddetto, ora ne ha ricevuto un altro … anche per noi, l’invito viene ripetuto continuamente, giorno per giorno …

(BiGio)

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