I giovani e i dubbi sul futuro

Diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Li aveva forniti, qualche anno fa, l’Agenda 2030 dell’ONU. Un tentativo per agganciare «natura» a «cultura» e ridare vitalità non solo alla civiltà occidentale. Motivazioni e traguardi possibili, soprattutto ai giovani, per impegnarsi e migliorare il mondo in cui viviamo. Pandemie ed ora ventagli di guerra distolgono e frenano le migliori volontà, pongono nuovi interrogativi, inducono a riflessioni straordinarie


«Pensare futuro», come lo vedono i giovani? Le domande più ricorrenti partono da sconfiggere la povertà, la fame, pongono il tema di salute e benessere, istruzione di qualità, parità di genere, acqua pulita, energia accessibile, lavoro dignitoso e crescita, innovazione, infrastrutture, disuguaglianze, riorganizzazione delle città e comunità sostenibili, consumo e produzione responsabili, lotta al cambiamento climatico, la vita sottacqua, pace, giustizia, istituzioni solide ed infine leadership per gli obiettivi. Una indagine curata dall’UCSI (i giornalisti cattolici) ha raccolto un campione di giovani tra i 18 e 32 anni, attraverso una piattaforma web, partendo dalle abitudini di informazione e dalla fiducia attribuita ai diversi media, per concludere con una lettura problematica, di rilevante incertezza dei giovani stessi verso il futuro ed una diffusa e prevalente mancanza di ideali per l’ambiente e genericamente «per gli altri». Una fotografia di una generazione costretta a giocare in difesa in cui tutto è connesso, ma in realtà si percepisce uno scarso coinvolgimento. Una generazione disaffezionata alla politica. Anche se a scorrere la grafica della distribuzione di frequenza del genere di informazione che attrae i giovani proprio la politica si attesta al secondo posto (46%) delle scelte, subito dopo una generica definizione di cultura (54%), prima di scienza e tecnologia (35%), e via via cronaca, notizie locali, sport (solo il22%), attualità e gossip (20%) e medicina (19,80% anche in tempo di pandemia). 

Interessante, su questo tema «i giovani e la politica», un sondaggio appena concluso a Vicenza, tra i.400 studenti del prestigioso Istituto tecnico industriale «Alessandro Rossi», riferimento di intere generazioni di imprenditori nordestini. Coinvolti da alcuni insegnanti, gli allievi del «Rossi», seguiti in tutti i passi della ricerca, fino alla elaborazione dei dati, suddivisi nei due cicli del biennio e del triennio, i futuri «periti» hanno risposto con franchezza, offrendo subito un primo percorso di lettura. Per il biennio già il numero delle risposte appare indicativo: solo il 32% degli intervistati (200 su 693) si è sentito coinvolto; il 34% nel triennio (250 su 734). Pressocchè analoghe, nei due settori di età, le percentuali di risposta. La politica interessa molto in 41 casi, abbastanza per 102, poco in 82, per niente lo hanno detto in 22. Con una percentuale di convinzione sul fatto che i politici non si rendano conto dei problemi della cittadinanza decisamente inquietante. Ed anche per i ragazzi del «Rossi», come già nella indagine nazionale, ad informarli sulla realtà sociale e della vita del Paese restano in prevalenza tv (192) e social (187) le prime fonti, seguite da giornali (85), passa parola (65), con canali informali (45) e radio (44) fanalini di coda.

Andando a chiedere se i politici abbiano a cuore il futuro delle giovani generazioni ti dicono seccamente nel 57% che li vedono solo interessati alle proprie poltrone con appena un 2% convinto che gli eletti si stanno muovendo nel senso giusto. C’è sempre un 40% che non ha maturato convinzione alcuna. Nessun leader, oggi, sembra attrattivo. E ciò fa ritenere al 49% degli studenti che il funzionamento della democrazia in Italia va migliorato. Solo il 4% esprime soddisfazione. C’è in fondo, nella concretezza delle interpretazioni di un istituto tecnico industriale, una richiesta, formulata pure da un interessante caleidoscopio di sollecitazioni, di «fare scuola» proprio a scuola, se non di politica almeno di partecipazione attiva alla vita pubblica.

(Giandomenico Cortese in Corriere del Veneto)

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