Non era previsto, quando don Enrico Torta aveva donato alla comunità un crocifisso intagliato in Africa e l’iconografo della Cita Fabio aveva cominciato a lavorare all’icona delle 'Braccia del Salvatore' che Venerdì Santo si completerà con la sovrapposizione di quel corpo martoriato sulla tavola dell’icona. Allora non potevamo immaginare che stamattina la Commissaria del Consiglio d’Europa Mijatovic sarebbe intervenuta, durissima, denunciando che «è fondamentale ora aprire braccia e cuori al popolo ucraino, ma ricordando che ogni giorno nel Mediterraneo o lungo altri confini europei ci sono persone che non possono entrare» (Avvenire, 10.04.22).
Le braccia di cui parla la Commissaria, alla Cita erano quelle del Salvatore, dipinto sotto la nave Mare Jonio e cuore del racconto della Passione secondo Luca, sullo sfondo di quel Mediterraneo che papa Francesco descriveva come “cimitero per migliaia di uomini e donne che, alla ricerca di un luogo sicuro, si sono visti obbligati a lasciare la propria casa e la propria terra in Asia, in Africa e nelle Americhe, penso ai Rohingya…” (Malta, 3 aprile 20229).
Il "salvi te stesso" del Passio continua a ripetersi nell’egoismo dei potenti che si ostinano a cercare la soluzione nell’aumentare le armi, così come il riverbero del “Basta!” gridato da Gesù ai suoi che chiedevano più spade è risuonato nella chiesa della Resurrezione.
Era presente anche l'equipaggio di terra di Mediterranea, che ha testimoniato dall’Ucraina e dalla rotta balcanica come continua il doppio standard di accoglienza/respingimento di profughi "veri e falsi". La Settimana Santa è iniziata con la consegna del papa, che come sempre ci sollecita a non celebrare riti astratti, per “essere salvati da un altro naufragio che si consuma mentre succedono questi fatti: è il naufragio della civiltà, che minaccia non solo i profughi, ma tutti noi, che avremo dovuto già aver imparato con la pandemia a vivere sulla stessa barca!” (3 aprile 2022)
(Nandino)
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