In breve .....

Da Sarajevo a Mariupol, la lezione da imparare 

Cos'era Sarajevo? «Una realtà multietnica leggendaria, dove il rabbino andava a cena dall’Imam e dove i preti ortodossi andavano a caccia sulle montagne insieme a quelli cattolici, dove nelle case dei cristiani c’era sempre una pentola che non aveva mai contenuto carne di maiale, per poter ospitare musulmani ed ebrei. Una città dove avevo visto una coabitazione reale e il nascere di una nuova generazione non nazionalista». Il miracolo di Sarajevo finì nei primi giorni di aprile di trent’anni fa, quando cominciò un assedio che sarebbe durato quasi quattro anni e avrebbe causato 12mila morti e 50mila feriti. Alla fine, la popolazione di Sarajevo si sarebbe quasi dimezzata. Paolo Rumiz, allora inviato del quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, prova a dare delle risposte sui fantasmi che ancora oggi sconvolgono l’Europa. [Fonte: Altre/Storie]


La crisi ucraina può cambiare la politica europea sulle migrazioni?

Sono oltre 4,2 milioni i rifugiati in fuga dall'Ucraina che hanno trovato accoglienza in altri paesi europei, dall’inizio dell’offensiva russa nel paese, il 24 febbraio scorso. Un flusso straordinario che è stato gestito con misure straordinarie: per la prima volta il Consiglio europeo ha deciso di applicare la direttiva 55/2001 per la protezione temporanea e immediata, alle persone è stato concesso di muoversi liberamente da un paese all’altro e tutti i paesi europei si sono mostrati coesi sulla necessità di accogliere le persone e non limitarne i movimenti. Allo stesso tempo altri richiedenti asilo provenienti da altri contesti di conflitto, come Siria e Afghanistan, sono bloccati ai confini, nei campi di Lesbo, sulla rotta balcanica, ai valichi di frontiera fra Italia e Francia. Quanto e come quello che sta accadendo in questi giorni potrà cambiare l’approccio degli Stati Ue verso chi chiede asilo? È possibile che questo precedente così importante, anche nei numeri, possa costituire un modello di intervento replicabile anche nel caso di altre crisi umanitarie? L’intervista a Chiara Favilli, membro Asgi e docente di diritto europeo all’Università di Firenze. [Fonte: Redattore Sociale]



Lo spettro della crisi alimentare?

Le ricadute del conflitto, intanto, cominciano a vedersi sull’approvvigionamento alimentare globale. A lanciare l’allarme è la Fao,che avverte che a marzo i prezzi dei generi alimentari hanno raggiunto i “livelli più alti di sempre” a causa della guerra in Ucraina, che causa shock soprattutto nei mercati dei cereali di cui Russia e l'Ucraina, insieme, rappresentano circa un quarto delle esportazioni globali. L’indice elaborato dall’agenzia Onu,che traccia la variazione dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti di base, aveva già battuto ogni record a febbraio e ha registrato un aumento di oltre il 12% a marzo. L’aumento è causato principalmente dai prezzi dei cereali, ma anche il prezzo degli oli vegetali è salito vertiginosamente. L’Ucraina è infatti il più grande esportatore mondiale di semi di girasole e il raccolto di quest'anno sarà probabilmente più che decimato. Dall'inizio della guerra, l’agricoltura è crollata, soprattutto nel nord del paese. Gli agricoltori non possono più raggiungere i campi, c'è carenza di fertilizzanti e carburante e i lavoratori agricoli stanno fuggendo in altre parti del paese o vengono arruolati nell'esercito. Resta da vedere se il grano già seminato potrà essere raccolto in estate, mentre a marzo avrebbero dovuto essere seminati cereali estivi e mais. Resta da vedere come andranno le cose il prossimo anno, ma la Banca Mondiale ha già avvertito che l'aumento dei prezzi dei generi alimentari potrebbe causare danni duraturi ai paesi a basso e medio reddito,contribuendo a spingere milioni di persone nella povertà. Uno scenario, insomma, in cui i paesi più poveri saranno tra i primi a sentire l'effetto della crisi alimentare che rischia di travolgere il pianeta.

Un mondo diviso in Blocchi?


Sul fronte diplomatico, l’Assemblea Generale dell'Onu, su richiesta degli Usa, ha votato la sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. La mozione è stata approvata con 93 voti favorevoli, 24 contrari e 58 astenuti. Fino ad oggi era successo solo una volta, nel marzo 2011, con la Libia. Ma come già accaduto con la risoluzione di condanna per l’invasione dell’Ucraina sempre all’Assemblea Generale, anche ieri i voti contrari dicono molte più cose di quelli favorevoli. Come sul ruolo della Cina, ad esempio, che anziché astenersi, come fatto all’Assemblea Generale, ha votato contro, scegliendo di schierarsi con l’alleato Vladimir Putin. E anche riguardo al peso specifico dei paesi che non hanno preso posizione, tra cui India, Brasile, Messico, Pakistan, Indonesia ed Egitto. Segno che la percezione della gran parte della popolazione mondiale sui diritti umani non rispecchia quella occidentale. Dall'altra parte, vale la pena sottolineare come – al netto della riottosità dell’Ungheria di Viktor Orban – l'Europa sia riuscita a mostrarsi compatta. In definitiva, come osserva Edward Luce sul Financial Times, “il 24 febbraio, la data in cui la Russia ha invaso l'Ucraina, segnerà anche il momento in cui il mondo si è innegabilmente diviso in blocchi. Qualunque sia l'esito della guerra di Vladimir Putin, la geopolitica è ora divisa tra l’Occidente e un’Eurasia sino-russa. La maggior parte del mondo, inclusa l’India, il più grande swing-state del mondo, si trova nel mezzo”.

 

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